Aversa DOC
Vitigno: Asprinio
La denominazione Aversa DOC descrive le tipologie di vino:
- Aversa Asprinio DOC
- Aversa Asprinio Spumante DOC
ottenuti da uve Asprinio bianco prodotte nel comune di Aversa e altri comuni limitrofi, tutti in provincia di Caserta.

Tipologie di Vino
Aversa Asprinio DOC: Asprinio minimo 85%. Possono concorrere altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, idonei alla coltivazione per le rispettive province di Caserta e di Napoli, da soli o congiuntamente, fino ad un massimo del 15%.
Aversa Asprinio DOC Spumante: Asprinio 100%.
L’Asprinio di Aversa DOC è un vino chiaro, color verdolino, asciutto e frizzante è gradevolissimo e dissetante per cui i napoletani presero a berne ben fresco anche fuori pasto per meglio sopportare le arsure estive. Sta di fatto che questo vino giovane, prodotto all’epoca di bassa gradazione alcolica (8-10 gradi) ebbe vasta diffusione nel napoletano tanto che nelle antiche e più rinomate taverne di Napoli la bionda bevanda scorreva a fiumi.
Caratteristiche pedo-climatiche del territorio
La zona di produzione dell’Asprinio Aversa DOC comprende una pianura geologicamente omogenea posta a Nord dei campi Flegrei e in quelli che una volta erano denominati Regi Lagni. L’altitudine è compresa tra i 10m e 101 metri e l’esposizione dei vigneti e praticamente a sud.

Il clima della regione rientra nell’area di influenza mediterranea, l’andamento delle temperature è caratterizzato da medie escursioni, con estati calde e inverni temperati. La precipitazione media annua è di 702 mm. I terreni presentano uno spessore variabile di alcuni metri di materiali riconducibili al secondo periodo flegreo che rappresentano le facies incoerenti (pozzolane) e coerenti o pseudo coerenti (tufo giallo). In profondità si ha uno spessore di materiali riconducibili al primo periodo flegreo (tufo grigio). Tali formazioni sciolte e litoidi, provengono da una stessa tipologia di terreni, le piroclastici.
Storia della DOC
Secondo alcuni ampelografi in Puglia, il vitigno Asprinio riceverebbe il nome di Olivese, Ragusano e Ragusano bianco. Nelle aree aversane, maddalonese e casertana, invece è ricorrente la denominazione di Asprinio, Asprino o Uva Asprinia. Più consona risulta, comunque la terminologia Asprinio di Aversa, la cui codificazione è ormai accettata dagli operatori agricoli e dagli Enti locali preposti alla tutela e alla valorizzazione della produzione viticola. La coltura del vitigno Asprinio, diffusa un po’ dappertutto nel Mezzogiorno, ha sempre trovato in Campania, e in modo specifico in Agro Aversano, la più ampia collocazione.Circa l’introduzione di tale vitigno in Italia, le ipotesi più formulate sono molto diverse ed anche il particolare sistema di allevamento è oggetto delle più svariate considerazioni, tra cui la più consona è quella di collocarla alla coltura della canapa. La canapa infatti, raggiungendo altezze variabili intorno ai 2 metri dal suolo, creava condizioni sfavorevoli ad un allevamento basso della vite, soprattutto in considerazione che la coltura della vite veniva prodotta in consociazione.

Secondo Giampaglia, il vitigno Asprinio deriverebbe dalla “tribù dei Pinot” e sarebbe stato introdotto nel Napoletano nel secolo scorso durante la dominazione francese. A sostegno di questa ipotesi vale la considerazione avallata dagli stessi agricoltori, secondo i quali, nel passato, l’uva asprinia veniva acquistata da commercianti francesi ed ungheresi, per poi utilizzarla nella preparazione del vino spumante. Altri sostengono che il vitigno in parola derivi direttamente dal “Greco” e ciò verrebbe confermato da quanto scriveva, nel 1804, Nicola Columella Onorati che elencando le principali varietà di uva che si coltivano nell’agro alifano, così si esprimeva: “L’uva asprinia, della quale varietà di uva bianca si fa il Greco in buona parte in Campania, è conosciuta sotto il nome di Asprinio di Aversa”. Ma gli stessi cultori dell’epoca non sembrano condividere tali affermazioni, perchè le differenze morfologiche tra il Greco e l’Asprinio risulterebbero tali da non lasciare alcun dubbio.
Secondo notizie tramandate da Sante Lancerio, cantiniere di Papa Paolo III Farnese, la coltura del vitigno risalirebbe agli inizi del 1500, cioè in epoca anteriore alla dominazione francese. Infatti ne I viaggi di Papa Paolo III scrive “Il vino Asprinio vien da un luogo vicino Napoli. Li migliori sono quelli di Aversa, città unica e buona. Ce ne sono delli bianchi et delli rossi, ma questi sono meglio. Tali vini sono molto crudi, sono vidi da podagrosi. L’estate è sana bevanda. Di questa sorta di S.S. usava bere alcuna volta per cacciare la sete avanti che andasse a dormire, et diceva farlo per rosicare la flemma. A volere conoscere la sua perfetta bontà vuole essere odorifero, di colore dorato, et non del tutto crudo. Volendolo per le state, bisogna metterelo, la primavera nella cantina, et sia si crudo che il caldo lo maturi, et prima faccisi la prova del colore. Tali vini sono stimati assai dagli osti, che li Cortigiani et Cortigiane corrono volentieri alla foglietta. Anco questo vino è lodato dai Medici, sicchè e buono.”

Anche la tradizione popolare vuole far risalire la coltivazione dell’Asprinio nella zona ai primi del ‘500. Si dice, infatti ma senza alcuna prova storica, che Luigi XII di Valais, Re di Francia, disceso nella penisola italiana ed impadronitosi del Regno di Napoli, importasse dalla Francia una certa quantità di vitigni che, avendoli fatti mettere a sito nelle terre del Casertano, ne ottenne l’Asprinio. A convalidare l’antichità di questo gradevole prodotto enologico va ricordato che da un “Assisa del vino” in data 15 febbraio 1640 risulta che il prezzo dell’Asprinio era di denari nove la caraffa (poco meno di un litro).
DOC

1993
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