Bagnoli di Sopra DOC
Vitigni: Vari
La denominazione Bagnoli di Sopra DOC o Bagnoli DOC è riservata alle seguenti tipologie:
- Bagnoli Bianco DOC
- Bagnoli Rosso DOC
- Bagnoli Rosso DOC Riserva
- Bagnoli Rosato DOC
- Bagnoli Vin da Viajo DOC
- Bagnoli Spumante DOC
e alle seguenti tipologie monovitigno
- Bagnoli DOC Cabernet
- Bagnoli DOC Cabernet Sauvignon
- Bagnoli DOC Cabernet franc
- Bagnoli DOC Carmenère
- Bagnoli DOC Turchetta
- Bagnoli DOC Refosco dal peduncolo rosso
- Bagnoli DOC Marzemina bianca
- Bagnoli DOC Corbina
- Bagnoli DOC Cavrara
La zona di produzione delle uve per la produzione di vini Bagnoli DOC comprende il comune di Bagnoli di Sopra ed una serie di comuni limitrofi tutti in provincia di Padova. La menzione Classico delimita il territorio di produzione al solo comune di Bagnoli di Sopra.

Tipologie di Vino e Composizioni
Bagnoli Bianco DOC: Chardonnay min 30%, Tocai friulano e/o Sauvignon min 20%, Raboso piave e/o Raboso veronese (vinificato in bianco) min 10%, e altre varieta a bacca bianca possono concorrere fino ad un max di 15%
Bagnoli Spumante DOC: Raboso Piave min 90%, altre varietà a bacca rossa, idonee alla coltivazione fino ad un massimo del 10%
Bagnoli Rosato DOC: Raboso Piave e/o Raboso Veronese min 50%, Merlot fino ad un max 40%, possono concorrere altri vini a bacca rossa max 10%.
Bagnoli Rosso DOC: Merlot 15-60%, Cabernet franc e/o Carmenère e/o Cabernet Sauvignon min 25%, Raboso Piave e/o Raboso Veronese fino max 15%.
Bagnoli Vin da Viajo: Raboso Piave min 90%, altre varietà a bacca rossa, da sole o congiuntamente, idonee alla coltivazione fino ad un max 10%

Caratteristiche pedo-climatiche del territorio
La zona di produzione dei vini Bagnoli DOC presenta un’elevata complessità geologica e pedogenetica. Nella zona settentrionale i suoli hanno avuto origine dalla disgregazione di rocce vulcaniche; presentano quindi un buon scheletro, sono ben drenati e ricchi di minerali e microelementi. Le zone pianeggianti degli altri comuni sono caratterizzate da una differente tessitura e dalla ricchezza minerale originata dai sedimenti dei fiumi Adige, Bacchiglione e Brenta, presentando una percentuale maggiore di limo e di sostanza organica rispetto ai terreni non alluvionali.
La vicinanza dei colli Euganei garantisce, per il semplice effetto del differenziale termico, una ventilazione serale e mattutina che permette in estate di mitigare la sommatoria termica delle ore più calde e, in primavera, di salvaguardare dalle brinate. La ventilazione che caratterizza l’intero areale è fondamentalmente riassumibile nei venti provenienti da nord-est e, vista la relativa vicinanza al mare, dalla presenza di brezze marine e bora che arrivano periodicamente nell’intera area di produzione durante tutta la fase vegetativa; questi eventi atmosferici hanno il positivo effetto di impedire, specialmente d’estate, il ristagno dell’umidità.
Il clima è temperato, caratterizzato da condizioni termiche mediterranee, inverni miti, estati calde e asciutte; soventemente, durante il periodo della maturazione, vi sono escursioni termiche importanti che provocano incrementi delle sostanze fenoliche e del colore nella varietà a bacca rossa e un incremento aromatico in quelle a bacca bianca. La piovosità media annuale oscilla tra i 700 e 900 mm con due punte massime in primavera e autunno; tali precipitazioni, susseguendosi in maniera cadenzata, permettono alla vite di vegetare senza incontrare stress di natura idrica e carenze minerali. La vicinanza al mare e la salinità nei suoli conferiscono ai vini bianchi la tipica sapidità. La ricchezza minerale dei terreni alluvionali conferisce ricchezza gustativa, corpo e struttura ai vini rossi.
Storia della DOC
La coltivazione della vita nel territorio di Bagnoli ha origini romane in quanto l’intero areale faceva parte della Decima Regio, Venetia et Histria, ed era attraversata da est ad ovest, dalla via Amnia costruita nel 131 a.C. Lo scrittore romano Plinio descrisse la qualità particolare dei vini di queste zone del Padovano imputandola all’associazione della vite al salice “Mira vitium natura, saporem alienum in se trahendi, qualem et salicum redolent Patavinorum in vindemiae” (Meravigliosa natura delle viti di attrarre a sè un profumo diverso, come le vendemmie profumano dell’odore dei salici nei campi dei Patavini). Il primo e più antico documento conosciuto che parli dei vini di Bagnoli e che leghi il nome dei vini alla zona è l’atto di donazione del marchese del Dominio di Bagnoli al Vescovo di Padova nel 954 d.C. Una fitta documentazione del XII e XIII secolo riferisce di donazioni di terre vitate in Bagnoli e nei comuni limitrofi e di fitti pagati alla Corte Benedettina di Bagnoli con la decima e con un terzo del vino prodotto. A testimonianza dell’importanza storica di questi vini, nel XIV secolo i Benedettini edificarono nell’attuale centro di Bagnoli imponenti cantine che sono tutt’ora funzionali ed hanno ricevuto l’onorificenza di monumento nazionale.
Testi dell’epoca riportano che la necessità di rendere meno duri i giorni estenuanti della guerra contro l’Impero Ottomano a Creta, le flotte veneziane si approvvigionarono dalle cantine di Bagnoli di un vino rosso fortificato definito “Vin da Viajo” (Vino da viaggio). L’eccezionale resistenza alle alte temperature e agli spostamenti via mare lo resero infatti il vino più quotato dell’intera Repubblica durante quel periodo. Nella seconda metà del 700, Bagnoli acquisterà larga rinomanza per la presenza sia come scrittore che come attore di Carlo Goldoni, ospite di riguardo del conte di Bagnoli Ludovico Widmann e che s’innamorò dei vini del luogo dedicando al conte alcune commedie.
Alla fine dell’Ottocento i vini di Bagnoli erano considerati tra i migliori vini prodotti nel Padovano, come riportato nel testo Geografia d’Italia del 1904: “Assai apprezzati sono pure i vini che si traggono dai vigneti di Bagnoli, secondo taluni i migliori che si facciano nel Padovano“. La tecnica viti-vinicola della zona si è anticamente nutrita del fondamentale apporto dei monaci benedettini che con il loro irreprensibile modello di coltivazione della vite avevano previsto penali severissime per il mezzadro che “non potasse o spollonasse le vigne“, o non rispettasse l’obbligo di “zappare tutte le viti due volte all’anno”. Ancor oggi si nota nelle altezze delle impalcature dei vigneti, nella densità di impianto nonché nell’equilibrio delle piante coltivate col Cassone Padovano, antica e caratteristica forma di allevamento locale, una ricerca nel bilanciare questi terreni ricchissimi con produttività delle piante. Anche la cura che si incontra nella gestione delle vigne sembra il retaggio del controllo asfissiante che i monaci riservavano agli affittuari dei fondi.
DOC

1995