Carso DOC o Kras DOC
Vitigni: Vari
La denominazione Carso DOC ( Kras DOC ) descrive diverse tipologie di vino come:
- Carso Rosso DOC
- Carso Rosso Riserva DOC
e tipologie monovitigno come
- Glera,
- Chardonnay,
- Malvasia,
- Pinot Grigio,
- Sauvignon,
- Traminer,
- Vitouska,
- Cabernet Franc,
- Cabernet Sauvignon,
- Merlot,
- Refosco,
- Terrano.
Le uve utilizzate vengono prodotte in diversi comuni della provincia di Gorizia e di Trieste.
Tipologia di Vino
Carso Rosso DOC o Kras Rosso DOC: Terrano 70%. Possono concorrere vitigni a bacca rossa, idonei alla coltivazione per le province di Trieste e di Gorizia, da soli o congiuntamente, presenti nei vigneti fino ad un massimo del 30%.
Carso DOC con menzione del monovitigno, devono contenere almeno 85% del vitigno corrispondente. Possono concorrere vitigni a bacca di colore simile, idonei alla coltivazione per le province di Trieste e di Gorizia, da soli o congiuntamente, presenti nei vigneti fino ad un massimo del 15%.
Caratteristiche pedo-climatiche del territorio
L’area di produzione è caratterizzata da superfici morfologiche carsiche, cioè rocciose, dall’aspetto brullo con un’orografia movimentata da rilievi tozzi, dossi, rocce affioranti e depressioni talvolta rilevanti (doline). Tutto ciò costituisce un limite non indifferente per l’utilizzo agricolo del territorio. Inoltre, dal punto di vista idrografico il Carso si caratterizza per la presenza di grotte e caverne, veri e propri inghiottitoi di acqua, più o meno verticali e profondi anche diverse decine di metri, che contribuiscono a far sparire in pochi minuti tutta l’acqua piovana. Ne consegue che la principale caratteristica negativa del Carso è la carenza di acqua in superficie (fiumi, ruscelli, rogge, ecc). Questa viene sì trattenuta dalle argille costituenti la terra rossa del Carso, ma la capacità idrica dei suoli non è sufficiente per la maggior parte delle colture agrarie, perché lo spessore dello strato coltivabile è esiguo.

Le quote altimetriche vanno dal livello del mare fino a poco più di 650 metri. Buona parte del territorio ricade nell’altipiano carsico con pendenze medie che si aggirano tra il 3 e il 15%, mentre la restante area è costituita dal ciglione carsico prospiciente il mare, ove le pendenze sono decisamente maggiori (30% e oltre), e spesso proibitive per l’esercizio delle attività agricole. Infatti una caratteristica del territorio è la presenza di muri a secco realizzati nel corso dei secoli con lo spietramento dei terreni per consentire un minimo di utilizzo agricolo.
Il Carso si trova in una zona di transizione fra clima di tipo mediterraneo e clima di tipo continentale prealpino. In tale contesto le condizioni morfologiche e la pendenza dei versanti giocano un ruolo importante rendendo piuttosto eterogenea la situazione microclimatica. Le temperature medie annue sull’altipiano carsico si attestano intorno ai 12,5°C con valori leggermente più bassi intorno al ciglione settentrionale e nel Vallone goriziano, mentre condizioni più miti si riscontrano lungo la fascia costiera. Le precipitazioni annue variano dai circa 1000 mm dell’area carsica meridionale ai 1400 mm del settore più settentrionale.
Storia della DOC
Fonti storiche di età romana giunte a noi dicono che nel 178 a.C. le regioni del Carso e dell’Istria vennero conquistate dalle legioni romane e attestano come l’economia agricola dell’epoca fosse incentrata sulla coltivazione della vite, dell’ulivo e sulla pratica della pastorizia. Lo storico Plinio il Vecchio nella sua Historia Naturalis, primo secolo d.C., racconta che nel golfo alto adriatico non lontano dalle Bocche del Timavo, si produceva vino su un colle sassoso (zona Duino) per il mercato locale e per uso personale. Da ciò si evince quanto fosse importante per l’economia di allora la coltura della vite. Un vino celebrato dell’antichità era il “Pucinum”. Questo veniva prodotto lungo la fascia costiera carsica ed era particolarmente amato dall’imperatrice Livia, moglie dell’imperatore Augusto, tanto da essere considerato un vino medicinale. Gli storici della viticoltura però non hanno mai chiarito se si trattasse del rosso Terrano ovvero del bianco Prosecco. E l’importanza della coltivazione della vite in quel periodo storico è sottolineata dal fatto che alle sorgenti del fiume Timavo, a confine delle attuali province di Trieste e Gorizia, sono stati reperiti i resti di un’antica fornace per la produzione di anfore vinarie che, una volta riempite di vino, prendevano la strada del Norico, cioè della Germania.
Anche nel primo medioevo la vite caratterizzava l’ambiente carsico-istriano, allora regione unica. Ce lo conferma Aurelio Cassiodoro, prefetto del Re ostrogoto Teodorico, che agli inizi del VI secolo descrive un territorio pieno di olivi e viti. Nei secoli successivi vari documenti attestano che il vino veniva riscosso quale forma di tributo da parte di nobili e potenti. Questi documenti ci rivelano, ad esempio, che nel 1296 i contadini del carso pagavano alla Signoria di Duino i loro tributi in vino Terrano e Ribolla, e che nel 1382 analogo tributo veniva pagato a favore del Duca Leopoldo d’Austria. Quanto fosse importante il vino per l’economia della zona, lo si può dedurre dal fatto che in quei secoli vennero emanati gli “Statuti triestini”, cioè disposizioni normative con le quali gli amministratori di allora si proponevano di tutelare il vino sia sotto l’aspetto quantitativo che nella commercializzazione, vietando ai locali la coltivazione di vigneti fuori del territorio e l’importazione nello stesso di vini esteri.
DOC

1985
4 risposte
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