Chianti Classico DOCG
Vitigno: Sangiovese
La denominazione Chianti Classico DOCG racchiude le due tipologie di vino rosso:
- Chianti Classico DOCG
- Chianti Classico Riserva DOCG
La zona di produzione del Chianti Classico DOCG comprende una serie di comuni della provincia di Siena e Firenze, più precisamente i comuni di Greve in Chianti, Castellina in Chianti, Radda in Chianti, Gaiole in Chianti e parzialmente i comuni di San Casciano Val di Pesa e Tavarnelle.

Tipologia di Vino
Chianti Classico DOCG: Sangiovese min 80%. Possono concorrere altre varietà a bacca nera idonee alla coltivazione nella regione Toscana fino ad un massimo del 20% della superficie di produzione.
All’aspetto il Chianti Classico DOCG si presenta limpido, di colore rubino, talvolta intenso e profondo. Note floreali di mammole e giaggiolo unite ad un tipico carattere di frutti rossi sono i caratteri tipici di questa tipologia di vino. Nel caso della Riserva si possono sentire anche note fini speziate e balsamiche. Al gusto risulta armonico, asciutto e sapido, di buona tannicità che si affina nel tempo al morbido vellutato.

Il vino Chianti Classico DOCG Riserva può essere immesso al consumo solo dopo essere stato sottoposto ad almeno 24 mesi di invecchiamento di cui affinamento in bottiglia per almeno 3 mesi. Il periodo di invecchiamento viene calcolato a decorrere dal 1 gennaio dell’anno successivo alla vendemmia.
Caratteristiche pedo-climatiche del territorio
Il territorio è caratterizzato dall’area racchiusa dai Monti del Chianti ad oriente, il corso del fiume Greve a nord, i fiumi Pesa ed Elsa ad ovest e a sud le sorgenti del fiume Ombrone e Arbia. Tale territorio può essere definito un altipiano, trattandosi di un complesso collinare con quota base intorno ai 200 metri s.l.m ed una elevazione media non superiore ai 600 metri.

Il suolo è prevalentemente uno scudo di scisti argillosi, detti galestri, con inserimenti di argille scagliose alternate ad alberese ed arenarie calcaree fini. In genere poco profondo, recente, bruno, con una struttura che va dall’argilloso-sabbioso, al ciottoloso con medie percentuali di argilla. Chimicamente è caratterizzato da modesta quantità di sostanza organica, ridotta presenza di fosforo assimilabile, ben dotato di cationi scambiabili.
Il clima è di tipo continentale, con temperature anche molto basse in inverno, ad di sotto dei 4-5 gradi, ed estati siccitose e roventi, durante le quali si superano spesso i 35 gradi. Le escursioni termiche durante l’arco della giornata sono discrete, grazie proprio ad una altitudine piuttosto accentuata.

La parte orientale della DOCG è quella identificata con i monti del Chianti ed è quella in cui si trovano le migliori produzioni. Qui il terreno è caratterizzato da suoli sabbiosi dotati di scheletro, scarsi di materiale organico e ben drenati, ma per loro natura facilmente sottoposti a stress idrico. I vini prodotti in questa area rischiano infatti di maturare velocemente e di conseguenza perdere rapidamente i sentori fruttati. Ma all’interno dello stesso territorio esistono piccole aree che differiscono dalla natura generale del terreno e permettono di produrre dei vini di eccezionale qualità.

Nel confine orientale del comune di Castelnuovo Berardenga si ottengono dei Chianti Classico eleganti, anche se non strutturati, con sentori marcati di frutta rosa come ribes rosso, corniola e fragola di bosco. Altre zone invece presentano maggiori percentuali di arenaria che comportano delle differenze nelle caratteristiche organolettiche dei Chianti Classico ivi prodotti. I profumi si sposteranno più sul violaceo, con sentori prevalenti di mammola, giuggiole e anche glicine. Il tannino risulterà più sottile ma sempre presente.

Se invece il terreno presenta maggiori percentuali di limo e argilla avremo vini con un tannino più robusto e di maggiore struttura, quindi predisposti ad una maggiore longevità. Ma il Chianti Classico con i migliori risultati lo abbiamo nei terreni composti da galestro, un amalgama di argillite, marna argillosa e siltite. Questo particolare tipo di terreno compare come scistoso (a scagliette). La vite qui prospera, fornendo vini ricchi di polifenoli, di corpo e di grande longevità.
Storia della DOCG
Il territorio del Chianti Classico DOCG è una terra di antiche tradizioni vinicole di cui esistono testimonianze etrusche e romane proprie legate al mondo del vino. In epoca medievale il Chianti fu terra di continue battaglie fra le città di Firenze e Siena e in quel periodo, nacquero villaggi e badie, castelli e roccaforti, trasformati poi in parte in ville e residenze. Fu quindi alla fine del Medioevo che grandi spazi furono dedicati alla coltivazione della vite che acquistò progressivamente importanza economica e fama internazionale.

Del vino che nasce in questa terra se ne fa menzione a partire dal 1200 su manoscritti, cronache, documenti storici. Al 1398 risale il primo documento notarile in cui il nome Chianti appare riferito al vino prodotto in questa zona. Già nel 1600 le esportazioni in Inghilterra non erano più occasionali. La zona di produzione del Chianti Classico è la prima zona di produzione vinicola al mondo ad essere stata definita per legge, con un bando del 1716 del granduca di Toscana Cos70 mo III.
Interpretare il Chianti: dal fiasco degli anni 70 al nuovo Chianti Classico
Negli anni Settanta il Chianti non viveva certamente uno dei suoi momenti migliori. In quel periodo, il Chianti veniva interpretato come un vino di pronta beva, fresco e piacevole, da bere giovane. Un’immagine molto distante da come oggi concepiamo il Chianti Classico. In quel periodo il sangiovese veniva assemblato insieme al trebbiano toscano e alla malvasia del chianti, e successivamente rifinito con aggiunte di colorino, mammolo e canaiolo nero a seconda dell’esperienza e del gusto del produttore.
Poi venne il periodo del Sassicaia e la moda dei vitigni internazionali bordolesi come il cabernet savignon e merlot. Questo nuovo trend portò non poco scompiglio al Chianti, che in crisi, si vide relegato a vino “da fattoria”. Lo ricordiamo ancora tutti con la classica immagine del fiasco tondeggiante con la parte inferiore ricoperta di paglia intrecciata.

Ma qualcosa si mosse, e molti produttori non vollero rimanere racchiusi dentro questa immagine, soprattutto con il crescere dei mercati internazionali, sempre alla ricerca di vini di qualità. Prima mossa fu quella del 1996, in cui ci fu la separazione definitiva del Chianti Classico dal Chianti. Il disciplinare venne modificato in cui si abbandonava l’uso di uve a bacca bianca.
DOCG

1996
Estensione: 71800 ettari
Cantine
- Castello Vicchiomaggio
- Castelli del Grevepesa
- Cecchi
- Fèlsina
- Istine
- Lornano
- Monsanto
- Querciavalle
- Vecchie Terre di Montefili
- Villa Calcinaia
- Villa Le Corti
Vini
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