Circeo DOC
Vitigni: vari
La denominazione Circeo DOC descrive diverse tipologie di vino:
- Circeo Bianco DOC
- Circeo Rosso DOC
- Circeo Rosso Riserva DOC
- Circeo Rosato DOC
- Circeo Spumante DOC
e le tipologie monovitigno come
- Circeo Trebbiano DOC
- Circeo Sangiovese DOC
- Circeo Merlot DOC
Questi vini sono ottenuti da uve prodotte nei comuni di Latina, Sabaudia, San Felice Circeo e Terracina, tutti situati in provincia di Latina.

Tipologie di Vino
Circeo DOC Bianco: Trebbiano Toscano min 55%; Chardonnay max 30%; Malvasia del Lazio max 30%. Possono concorrere altri vitigni a bacca bianca idonei per la coltivazione per la Regione Lazio, sino a un massimo del 15%.
Circeo DOC Rosso: Merlot min 55%; Sangiovese max 30%; Cabernet Sauvignon max 30%. Possono concorrere altri vitigni a bacca rossa idonei per la coltivazione per la Regione Lazio, sino a un massimo del 15%.
Per i Circeo DOC con il vitigno in menzione: devono contenere min 85% del relativo vitigno. Possono concorrere altre varietà con bacca a colore simile, idonee alla coltivazione per la Regione Lazio, fino ad un max 15%.
Caratteristiche pedo-climatiche del territorio
I terreni più superficiali, che oggi affiorano nella Pianura Pontina, risalgono al quaternario originati da depositi terrigeni dei monti Lepino – Ausoni. Si tratta prevalentemente di sedimenti continentali fluvio–lacustri, eolici e piroclastici, ovvero, terreni generati in un bacino e trasportati da fiumi e vento, o lanciati dall’attività esplosiva del vicino Vulcano laziale. Le formazioni quaternarie dell’area costiera sono costituite per lo più da formazioni sabbiose di natura continentale (Pleistocene Superiore), depositatesi per l’azione del vento sotto forma di grosse dune sui precedenti depositi sabbiosi di natura costiera-salmastra costituiti da sabbie calcaree organogene (Pleistocene Medio-Inferiore).

L’intero complesso sabbioso, dello spessore variabile da poche decine di metri a circa un centinaio, va sotto il nome di Duna Antica. Procedendo verso l’interno, per quanto detto, le formazioni recenti di ambiente continentale vengono sostituite da depositi formatisi in ambiente fluvio-palustre costituiti da alternanze di livelli sabbiosi, sabbioso-argillosi e da formazioni di natura travertinosa: l’ambiente palustre formatosi nella depressione pedemontana, ha consentito nel tempo la formazione di numerosi livelli torbosi.
L’altitudine dei terreni coltivati a vite è compresa tra gli 0 e i 541 m s.l.m. con pendenza variabile e l’esposizione generale è orientata verso ovest. Il clima dell’area è di tipo mediterraneo, termotipo meso-mediterraneo inferiore – ombrotipo subumido inferiore, caratterizzato da precipitazioni medie annue comprese tra i 842 ed i 996 mm, con aridità da maggio ad agosto (pioggia 64-89 mm), ma con valori elevati solo nei mesi estivi. Temperatura media piuttosto elevata compresa tra i 14,5 ed i 16,1°C: freddo non intenso da novembre ad aprile, con temperatura media inferiore ai 10°C per 2-4 mesi l’anno e temperatura media minima del mese più freddo dell’anno che oscilla tra 3,6 e 5,5° C.
Storia della DOC
All’epoca dei Romani il Cecubo si produceva principalmente nell’agro di Amyclae (antichissima colonia greca distrutta in tempi remoti, che era sita sul mare tra Terracina e Gaeta) e la coltivazione si estendeva nella pianura di Fundis (Fondi), Anxur (Terracina) e sui colli Cecubi. Orazio Flacco, riporta nelle Odi, che il vino Cecubo si produceva tra Amyclae e Fundis e sui colli Cecubi: Vitruvio Pollione loda il vino cecubo che si produceva tra Terracina e Fondi; Plinio conferma che nella zona di Amyclae lo si coltivava maritato al pioppo e Columella riporta che veniva coltivato oltre che a Fondi, anche a Gaeta e Formia.

L’agricoltura ed in particolare la viticoltura dell’areale di Terracina iniziò a declinare già ai tempi Plinio, spostandosi progressivamente verso le zone limitrofe più a sud (Gaeta, Formia), o verso i territori più acclivi situati sulle pendici dei monti Lepini; la formazione del latifondo e la diminuzione della popolazione colonica completarono la decadenza della viticoltura che per secoli si ridusse su superfici limitate anche a causa dei disboscamenti selvaggi che provocarono la formazione di zone acquitrinose e paludose e l’insorgere della malaria. Le aree coltivabili rimasero nella fascia pedemontana o lungo la duna fossile, verso il litorale tirrenico (le aree più rilevate del territorio): gli interventi dell’uomo sempre più limitati fecero estendere la palude senza soluzione di continuità, longitudinalmente, nelle zone più depresse, dall’abitato di Cisterna fin quasi a Terracina.
Risalgono al Rinascimento i primi lavori di bonifica della palude pontina ad opera del papa Leone X che furono proseguiti da Sisto V e da Pio VI sul finire del Settecento: ciò permise di rendere coltivabili molti terreni contribuendo alla rinascita dell’agricoltura. La bonifica definitiva della palude effettuata negli anni trenta del secolo scorso, ha ottenuto il totale recupero dei terreni agricoli e ha permesso un nuovo sviluppo dell’agricoltura e della viticoltura.
DOC

1996
Estensione: 17500 ettari
Cantine
Vini
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Una risposta
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