Colli Bolognesi Classico Pignoletto DOCG
Vitigno: Pignoletto
La denominazione Colli Bolognesi Classico Pignoletto DOCG descrive una specifica tipologia di vino prodotto esclusivamente da uve pignoletto coltivate in un’area che comprende alcuni comuni tra le provincie di Bologna e Modena.

Tipologia di Vino
Il vino Colli Bolognesi Classico DOCG è un vino di colore giallo paglierino più o meno intenso con riflessi verdognoli. Di profumo delicato e fine al gusto.
Colli Bolognesi Classico DOCG: Pingoletto min 95%. Possono concorrere altri vitigni a bacca bianca, da soli o congiuntamente, idonei alla coltlivazione fino ad un max 5%.
Caratteristiche pedoclimatiche del territorio
La zona delimitata dalla denominazione include una zona pedecollinare e di media collina compresa tra la vallata della Val Samoggia e dall’ampia vallata del fiume Reno, e dalle vallate più piccole dei torrenti Lavino, Idice. Tutti questi corsi d’acqua scorrono in direzione perpendicolare all’asse appenninico delimitando tra di loro alcuni rilievi interfluviali dal profilo più o meno accentuato a seconda dei materiali geologici che attraversano.

L’area è interessata dai seguenti principali paesaggi geologici: contrafforti e rupi. La zona infatti, comprende rocce di età diversa che danno luogo ad un paesaggio segnato da rilievi, frequentemente di forma tabulare o di rupe, bordati da ripidi versanti e da pareti rocciose (contrafforti). Queste forme derivano dalla scarsa erodibilità delle rocce che compongono l’unità. Si tratta di arenarie stratificate, con subordinate marne e conglomerati.
Storia della DOCG
Dal punto di vista storico, la presenza della coltura della vite nella zona si può far risalire al periodo preromano, in cui quando i Romani sottomisero le popolazioni di Galli Boi locali, si accorsero della ricchezza agricola della zona, tra cui i filari di vite già introdotti dagli etruschi secoli prima. Le viti erano maritate ad alberi vivi, come era usanza degli Etruschi e questa tecnica fu successivamente ereditata e praticata dai Galli, tanto che le valse il nome di arbustum gallicum. Si può accertare storicamente che alcuni di questi territori compresi nella denominazione, in particolare nell’area collinare a sud di Bononia, i romani produssero dei vini che ebbero grande successo. In particolare, grazie all’esperienza di molti veterani delle campagne militari a cui furono assegnati i territori, che avendo conosciuto altre aree del mondo in cui la viticoltura era esercitata acquisirono numerose tecniche.
Un’importante testimonianza della produzione del vino in questa zona, la dobbiamo a Plinio il Vecchio, che nel I sec d.C, racconta nella sua Naturalis Historia, che in “apicis collibus bononiensis” veniva prodotto un vino frizzate ed albano, cioè bianco secco, che non ebbe molto successo nella corte imperiale e tra i nobili, dato che i romani amavano il vino dolcissimo, speziato ed aromatizzato.
In epoca medievale, ritroviamo un’altra importante testimonianza, questa volta di Pier de’ Crescenzi, che nel Ruralium commordorum, un importante trattato di agronomia medievale, descriveva le caratteristiche organolettiche del pignoletto che si beveva allora. Infatti in quel periodo era molto gradito, per la sua piacevolezza, freschezza e dalla spuma dorata che formava (frizzantezza).
Agostino Gallo, nel 1567, nell’opera “Le venti giornate dell’agricoltura“, sollecitava la diffusione del vitigno pignoletto “uve pignole” rispetto ad altri vitigni, proprio per la produzione di vini ricercati.
Nel 1726, il Trinci esprime in una sua opera le caratteristiche organolettiche del vino che a quanto pare rimangono immutate dal tempo degli antichi romani. E’ quindi chiaro che questa tipologia di vino, è da sempre stata un’espressione legata a questo particolare territorio.
DOCG

2011
Cantine
- Gaggioli
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