Gutturnio DOC
Vitigni: Croatina ( 30-40%), Barbera (55-70%)
La denominazione Gutturnio DOC descrive alcune tipologie di vino rosso:
- Gutturnio DOC
- Gutturnio Frizzante DOC
- Gutturnio Classico Riserva DOC
- Gutturnio Classico Superiore DOC
ottenuto da uve Croatina e Barbera prodotte esclusivamente in una serie di comuni distribuiti sulle colline Piacentine in provincia di Piacenza.

Tipologie di Vino
Gutturnio DOC: Barbera: dal 55 al 70% e Croatina (localmente detta Bonarda): dal 30 al 45%
Caratteristiche pedo-climatiche del territorio
Da un punto di vista climatico ambientale, la zona di produzione del Gutturnio risulta caratterizzata da condizioni diversificate in modo significativo anche su distanze relativamente brevi per la presenza di conformazioni vallive parallele. Si può quindi dire che la particolarità dei suoli può dare luogo localmente a sezioni vallive ben esposte all’insolazione e protette dalle correnti atmosferiche più fredde che umide, oppure a climi particolarmente ventosi sui contrafforti collinari e nelle valli maggiormente esposte alle masse d’aria instabili di origine marina.

Le pendenze dei terreni vitati favoriscono la percolazione dell’acqua e la parziale disidratazione del suolo nel periodo di maturazione delle bacche, facilitando il deposito, negli acini, degli zuccheri e delle altre sostanze nobili della qualità. Le pendenze sono spesso ragguardevoli, per cui i costi di produzione risultano generalmente alti. Il clima dell’area di produzione è quello temperato sub-continentale, con temperatura media annua compresa tra 10 e 14,5°C; da uno a tre mesi estivi la temperatura media è superiore a 20°C.
Storia della DOC
Ma l’origine e la tradizione proviene ed è fondata sulle conoscenze greche: i viticoltori piacentini hanno sempre allevato la vite in forma bassa con le “Carasse” (Vinae Characatae di Columella) sostenendo che “è il palo che fa l’uva”. L’antica nobiltà dei vini piacentini è suffragata da tanti reperti e testimonianze uniche e inconfutabili. E con l’età del ferro, al primo millennio a.C., che gli abitanti delle terre mare palafitticole vicino al Po emigrarono verso le colline piacentine, fondando l’importante centro culturale e termale di Veleja e impiantando le prime viti.
Tra il IV e il II sec. a.C. popolazioni galliche scesero in pianura padana (Gallia Cisalpina) e vi portarono le loro conoscenze vitivinicole, compreso un nuovo modo di conservare il vino e trasportarlo: la botte di legno assai più forte e robusta della terracotta. Famoso nel mondo è il Fegato Etrusco (trovasi nel museo di Palazzo Farnese a Piacenza): ritrovato nel 1877 a Settima di Gossolengo, datato II sec. a.C., è un reperto bronzeo che riproduce l’organo anatomico di un bovino e presenta diverse iscrizioni fra cui quella del dio Fufluns, cioè un’ aruspice di abbondanza e di protezione, sia enoica che salutare. Gli etruschi erano colti, di carattere mite, il vino nei banchetti, rappresentava un elemento di amicizia e di convivialità, di uso parco non smodato: l’etrusco Saserna, il più noto agricoltore in terra piacentina, nel II sec. a.C. racconta che alla sua tavola si beveva il “Kilkevetra”, il vino di bosco dell’Appennino piacentino.
I vini piacentini dovevano essere già più che famosi ai tempi dei romani. Basta sfogliare i classici latini per scoprire, per esempio, che dei nostri vini parlava perfino Cicerone quando nel Senato di Roma apostrofava il suo avversario e collega piacentino Pisone accusandolo di bere calici troppo grandi di vino di Piacenza. E’ sicuramente di questo periodo storico, nel massimo splendore dell’Impero Romano, la ricca forgiatura del primo grande bicchiere “Gutturnium“. Invece Licino Sestulo, che preferiva le lodi aperte alle frecciate polemiche, predicava nel Foro che ‘Vinum merum placentium laetificat” cioè che il vino schietto di Piacenza aiuta a rasserenare lo spirito.
DOC

2010