Ischia DOC
Vitigni: Biancolella, Forastera (Bianco) e Piedirosso (Rosso)
La denominazione Ischia DOC raccoglie diverse tipologie di vino tra cui:
- Ischia Rosso DOC
- Ischia Bianco DOC
- Ischia Bianco Superiore DOC
- Ischia Passito DOC
- Ischia Spumante DOC
e le tipologie monovitigno come:
- Ischia DOC Biancolella
- Ischia DOC Forastera
- Ischia DOC Piedirosso o Ischia DOC Per’ ‘e Palumme
Questi vini vengono prodotti esclusivamente da uve coltivate sull’Isola di Ischia in provincia di Napoli.

Tipologie di Vino
Ischia DOC Bianco (anche Superiore e Spumante): Forastera dal 45 al 70%, Biancolella dal 30 al 55%. Possono concorrere altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, idonei alla coltivazione per la provincia di Napoli, da soli o congiuntamente, fino ad un massimo del 15%.
Ischia DOC Rosso: Guarnaccia dal 40 al 50%, Piedirosso (Per’ e Palummo) dal 40 al 50%. Possono concorrere altri vitigni a bacca rossa, non aromatici, da soli o congiuntamente, idonei alla coltivazione per la provincia di Napoli, fino ad un massimo del 15%.
Ischia DOC Forastera: Forastera min 85%. Possono concorrere altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, da soli o congiuntamente, idonei alla coltivazione per la provincia di Napoli fino ad un massimo del 15%.
Ischia DOC Biancolella: Biancolella min 85% Possono concorrere alla produzione di detti vini le uve di altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, da soli o congiuntamente, idonei alla coltivazione per la
provincia di Napoli fino ad un massimo del 15%.
Ischia DOC Piedirosso o Per’ e Palummo (anche Passito): Piedirosso (localmente detto Per’e Palummo minimo 85%. Possono concorrere altri vitigni a bacca rossa, non aromatici, idonei alla coltivazione per la provincia di Napoli fino ad un massimo del 15%.
Caratteristiche pedo-climatiche del territorio
Dalla forma approssimativa di un trapezio, l’isola dista all’incirca 18 miglia marine da Napoli, è larga 10 Km da est ad ovest e 7 da nord a sud. Ha una linea costiera di 34 Km ed una superficie di circa 46.3 Km2. Il rilievo più alto è rappresentato dal monte Epomeo, alto 788 metri e situato nel centro dell’isola. Quest’ultimo è un vulcano sottomarino sprofondato negli ultimi 130000 anni. Infatti l’intera isola, altri non è che il picco del vulcano, caratterizzato dai tufi verdi.

L’attività vulcanica ad Ischia è stata generalmente caratterizzata da eruzioni non molto consistenti e a grande distanza di tempo. Dopo le eruzioni in epoca greca e romana, l’ultima è avvenuta nel 1301 nel settore orientale dell’isola con una breve colata giunta fino al mare. La posizione geografica favorisce un clima mite anche nei periodi invernali con frequenti cambi climatici. I venti predominanti variano in base alla stagione: in inverno sono presenti il libeccio, il ponente-libeccio e lo scirocco. In estate e a primavera invece tramontana e grecale.

A definire enormemente il terroir dell’isola è la ricca presenza del tufo verde, concentrata soprattutto nei comuni di Forio e di Serrara Fontana. Nel versante rivolto verso la terraferma dominano invece il tufo giallo e altre rocce nere magmatiche. Ischia è quindi una terra ricca di minerali, sorgenti termali e di questa particolare roccia vulcanica di colorazione grigio-verde.
Storia della DOC
Ischia è un’isola abitata fin dal Neolitico e anche la viticoltura ha origini millenarie. Il ritrovamento fortuito di muri a secco nel 1989 a seguito di uno smottamento avvenuto a Punta Chiarito, nella frazione di Panza del comune di Forio. Tale evento ha permesso il ritrovamento di una fattoria greca, anticipando così lo sbarco dei primi coloni greci di circa vent’anni rispetto all’originaria ipotesi.
Colonizzata buona parte dell’isola, venne fondata la colonia di Pithecusa, sulle alture di Monte Vico nella zona nord dell’isola. Nel 1953 fu ritrovata la coppa di Nestore (del 725 a.C) su cui è incisa una frase che inneggia al buon vino locale e testimonia che gli Antichi Eubei, che avevano colonizzato l’isola, praticarono la coltivazione della vite e quindi la produzione del “nettare degli Dei”. Però non furono loro ad introdurre l’uva nell’isola. Infatti quando i greci arrivarono ad Ischia, trovarono l’isola già vitata, tanto da soprannominarla Oinaria, luogo delle viti e del vino, da cui poi in latino sarebbe divenuto Aenaria o Insula Oenaria. I greci però migliorarono le tecniche di coltivazione della vite rispetto a quella etrusca usata nel centro Italia e nelle zone interne della Campania.
Tali tecniche sono perdurate quasi fino ai giorni nostri, segnando da sempre la viticoltura come la base dell’economia isolana, e modificando le consuetudini degli abitanti, quasi più contadini che pescatori. Inoltre tale pratica ha modificato profondamente il territorio dell’isola con coltivazioni su terrazzamenti di muri a secco costruiti con pietre di tufo verde, che dalla costa risalgono lungo i pendii fino a quasi a lambire il monte Epomeo (antico vulcano dell’isola di 788 metri di altezza).

Dal IV secolo a.C. dopo le guerre sannitiche, l’isola passò con Napoli sotto il dominio romano. Con la decadenza dell’impero, Ischia rimase esposta ai saccheggi barbarici. Tra il IX ed il X secolo l’isola è esposta alle scorrerie dei saraceni che non erano interessati a conquiste permanenti: le loro scorrerie erano infatti finalizzate al saccheggio e non all’occupazione. Dal 1500 il vino bianco sfuso veniva esportato via mare verso la terraferma ai principali mercati italiani e stranieri fino alla Dalmazia, veniva posto in “carrati” trasportati dalle vinacciere (barche a vela). Nel Settecento però molti vigneti furono estirpati per lasciare spazio ad imponenti castagneti, realizzati per creare una riserva di caccia privata per i Borboni.
Nel 1966, tra le prime DOC da promulgare in Italia, la grande storia e tradizione dell’isola di Ischia fu presa in considerazione e così divenne una delle prime DOC italiane. La regolamentazione iniziale in realtà prevedeva solo vini bianchi e rossi ottenuti esclusivamente da uvaggi, rendendo la produzione di vini monovitigni illegale. Fu solo nel 1993 che si introdusse nel disciplinare tale possibilità. Si ebbero così l’introduzione di vini biancolella, forastera e piedirosso in purezza. Tale modifica ha reso possibile la messa in evidenza di questi vitigni autoctoni isolani, comunque allo stesso tempo ha limitato ulteriormente la possibilità di uso di altri vitigni autoctoni minori, di cui l’isola è ricca: guarnaccia, coda di cavallo, streppa rossa, rillottola, don lunardo, catalanesca e coglionara. Ad oggi il loro uso è limitato al 15% massimo nell’uvaggio.
Dal punto di vista produttivo vi è stato un calo di produzione enorme nel XX secolo passando dai 2700 ettari ad inizio secolo per passare dai 2200 ettari negli anni Settanta, per arrivare ai 900 ettari nel 1990 e crollare definitavamente a 300 ettari nel 2000. Questo enorme crollo è dovuto in gran parte all’abbandono delle nuove generazioni all’attività della viticoltura e alla scarsa pubblicità dei vini ischitani sul mercato italiano ed internazionale, ma si spera che le recenti rivalutazioni del vini ischitano portino ad un’inversione di tendenza.
I vitigni autoctoni di Ischia
I vitigni autoctoni prevalenti sull’isola sono da sempre stati quelli a bacca bianca di cui oggi rappresentano circa il 90% della produzione totale. Tra tutti spicca il biancolella, che vanta una presenza storica costante e consolidata. Le sue origini però difficilmente possono essere ricondotte all’introduzione da parte dei greci Eubei. Si presume che tale vitigno non sia altro che un’evoluzione dell’uva di San Nicola presente sull’isola almeno dal 1850 (documentazione più antica trovata al riguardo). Molti l’associano alla petite blanche presente in Corsica. Gli acini hanno un colore tenue e la buccia è molto sottile, sempre coperta da un abbondante velo di pruina biancastra e farinosa. La biancolella produce vini freschi e profumati.
Altro vitigno bianco rappresentativo è il forastera. Questo vitigno fu introdotto sull’isola a metà del XIX secolo. Oggi è considerato un vitigno autoctono sebbene il suo nome indichi un’origine esterna all’isola. La sua introduzione ebbe successo in parte dovuto al suo vigore in particolare dopo l’attacco della fillossera. Rimpiazzò quindi molti vitigni durante i nuovi reimpianti post-fillossera.
Tra i vitigni a bacca rossa non poteva mancare il piedirosso, chiamato localmente per’ ‘e palummo (piede di colombo). Questo particolare nome deriva dal colore rosso dei raspi che vanno ad assomigliare ai piedi rossi dei colombi. Diffuso in tutta la regione Campania, qui ad Ischia produce vini freschi e vivaci, con una leggera presenza tannica.
Sempre tra i rossi vi è la guarnaccia, che si sta dimostrando un vitigno adatto a produrre vini rossi destinati all’invecchiamento. Infatti il suo colore e la ricchezza di materia estrattiva si dimostra adatto a produrre vini potenti e tannici. Il suo abbandono nel secolo scorso fu in gran parte dovuto alla sua scarsa produttività.
DOC

1966
Cantine
- Casa d’Ambra
- Cenatiempo
- Pietratorcia
- Mazzella
- Crateca
- Giardini Arimei
- Tommasone
Vini
Vedi l’elenco dei vini Ischia DOC
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2 risposte
[…] Vino in abbinamento: Ischia DOC Biancolella […]
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