Marino DOC
Vitigni: vari
La denominazione Marino DOC descrive diverse tipologie di vino:
- Marino DOC
- Marino Classico DOC
- Marino Classico Superiore DOC
tra cui le versioni Frizzante, Passito, Spumante, Vendemmia Tardiva, e le menzioni monovitigno come
- Malvasia del Lazio,
- Trebbiano verde,
- Greco,
- Bellone,
- Bombino.
Questi vini sono prodotti esclusivamente nei comuni di Marino, Ciampino, Roma e Castelgandolfo, tutti in provincia di Roma.

Tipologie di Vino
Marino DOC: Malvasia bianca di Candia (nota come Malvasia rossa) min 50%. Possono concorrere altre varietà a bacca bianca idonee alla coltivazione per la Regione Lazio, con esclusione dei vitigni aromatici.
Marino DOC con menzione del vitigno: Malvasia del Lazio, Trebbiano verde (sinonimo di Verdicchio bianco), Bellone, Greco e Bombino, è riservata ai vini ottenuti per almeno l’85% del corrispondente vitigno; possono concorrere per il restante 15% uve a bacca bianca idonee alla coltivazione per la Regione Lazio, con esclusione dei vitigni aromatici.
Densità min d’impianto:
Marino DOC 3000 ceppi/ha
Marino DOC Classico 3500 ceppi/ha
Marino DOC: Resa max 105 hl/ha
Marino DOC Classico: Resa Max 98 hl/ha
Caratteristiche pedo-climatiche del territorio
Dal punto di vista geologico i terreni dei Colli albani e quelli pedocollinari hanno avuto origine da formazioni vulcaniche generate dalle eruzioni del Vulcano laziale: L’attività endogena che ha generato il Vulcano Laziale è iniziata circa 600 mila anni fa, con la costruzione di un edificio centrale accresciutosi via via in estensione e in altezza (oltre 2000 metri), sino al collasso della camera magmatica che ha provocato in superficie la formazione della grande depressione calderica che comprende i Pratoni di Vivaro.
Successivamente, ripetute esplosioni freatomagmatiche concentrate nel settore occidentale dell’edificio vulcanico lungo un sistema di faglie distensive di direzione appenninica, hanno prodotto numerosi crateri: quelli più antichi (Ariccia, Pantano Secco e Prata Porci) sono ricoperti di sedimenti e attivamente coltivati, mentre gli ultimi in ordine di età, hanno conservato i caratteri morfologici tipici di forme giovanili, ad imbuto, e sono occupati da profondi bacini lacustri come quelli Albano e di Nemi. Le eruzioni del Vulcano Laziale sono continuate fino al Paleolitico superiore (Aurignaciano), ossia fra i 29.000 ed i 25.000 anni fa. Le formazioni vulcaniche sono costituite soprattutto da ceneri e lapilli depositati in strati di notevole spessore e cementati in misura diversa.

Si possono distinguere: pozzolane (localmente dette “terrinelle”), cioè ceneri vulcaniche del tutto prive di cementazione: si riscontrano nelle zone più lontane dalle bocche di eruzione e danno luogo a terreni sabbiosi, profondi, permeabili all’acqua e senza ristagni né superficiali né profondi; tufi litoidi, più o meno duri, derivati dalla cementazione delle ceneri e dei lapilli, con diverse denominazioni locali (cappellacci, cappellacci teneri, occhio di pesce, occhio di pernice, ecc.), coprono la parte maggiore del territorio considerato. Sono di scarsa o nulla permeabilità all’acqua e alle radici ed è necessario pertanto procedere a scassi profondi per permettere agli agenti atmosferici di attivare la pedogenesi e mettere a disposizione delle colture, in particolare della vite, uno strato sufficiente di terreno agrario per lo sviluppo radicale e la nutrizione idrica e minerale; rocce laviche, dure, poco attaccabili dai mezzi meccanici e dagli agenti atmosferici. Coprono una minima parte del territorio in zone vicine ai crateri di eruzione. In generale danno origine a terreni di scarso spessore dove s’insedia il pascolo o il bosco; alluvioni recenti formatesi nelle zone
pianeggianti per deposito alluvionale proveniente dalle pendici sovrastanti. I terreni derivati sono profondi, tendenzialmente argillosi, spesso umidi.
L’altitudine dei terreni coltivati a vite è compresa tra i 87 e i 480 m s.l.m., con pendenza variabile: l’esposizione generale è orientata verso ovest, sudovest e sud. Il clima dell’area è di tipo mediterraneo di transizione ed è caratterizzato da precipitazioni medie annue comprese tra i 810 ed i 1110 mm, con aridità estiva non molto pronunciata (pioggia 84-127 mm) nei mesi estivi. La temperatura media è compresa tra i 13,7 ed i 15,2°C: freddo prolungato ma non intenso da novembre ad aprile, con temperatura media inferiore ai 10°C per 3-4 mesi l’anno e temperatura media minima del mese più freddo dell’anno che oscilla tra 2,3 e 4,0° C.
Storia della DOC
La presenza della viticoltura nell’area delimitata risale all’epoca romana che destinavano a vigneto le terre più idonee e perciò preferivano il suolo vulcanico dell’antico vulcano laziale posto a sud di Roma. Nel corso dei secoli il vino di Marino ha continuato a godere notorietà tanto che nel 1536 fu servito alla mensa di Carlo V°, l’uomo più potente del mondo, l’imperatore sul cui regno, si diceva, non tramontasse mai il sole, per quanto era esteso il suo dominio da un continente, il quale ebbe ad elogiarlo sopra tutti gli altri presenti alla sua pur vasta mensa.

Nella Gerarchia cardinalizia (1703), il Piazza riporta per Marino che “Nel 1580 fu ceduto il Convento de’ Padri Agostiniani, commodo di moderne abitazioni, giardino , viali , e vigna ampia per diporto ameno de’ Religiosi, e per il loro congruo mantenimento sino al numero di dodeci, e più Religiosi”: chiaramente doveva trattarsi di una vigna molto estesa. Nella Corografia fisica, storica e statistica dell’ Italia (1843) Volume 10, il Zuccagni-Orlandini scrive “Il territorio di Marino è di una fertilità celebrata anche dagli antichi; le coltivazioni rurali vi
prosperano , specialmente quelle degli erbaggi e del vino”, mentre Sui colli albani e tusculani: lettere Di Oreste Raggi (1844) si trova “Ora se ti piace conoscere l’ industria e i costumi dei Marinesi oltre dall’abbondanza e bontà dei vini come in tutti questi d’intorni…”.
Nei corso dei secoli la viticoltura ha mantenuto il ruolo di coltura principe del territorio, fino all’attualità, come testimonia la Sagra dell’uva di Marino, forse prima in Italia in ordine di tempo, senz’altro la più famosa, la cui prima edizione si è svolta nel 1925: in occasione della Sagra dalle fontane pubbliche zampilla vino.
DOC

1970
Estensione: 4400 ettari
Cantine
- Riserva della Cascina
Vini
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3 risposte
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