Montefalco Sagrantino DOCG
Vitigno: Sagrantino
I vini a denominazione Montefalco Sagrantino DOCG si riferiscono a due tipologie di vino rosso:
- Montefalco Sagrantino DOCG
- Montefalco Sagrantino Passito DOCG
entrambe le due tipologie di vino sono prodotte esclusivamente da uve Sagrantino.

Tipologia di Vino
Montefalco Sagrantino DOCG (anche Passito): Sagrantino 100%
Il Montefalco Sagrantino DOCG è un vino di grande struttura. Si presenta di colore rosso rubino intenso talvolta con riflessi violacei e tendente al granato con l’invecchiamento. All’odore risulta delicato, caratteristico che ricorda quello delle more di rovo, e al sapore appare asciutto e armonico. L’aroma è molto persistente al naso con tipici sentori di more di rovo, prugna e cuoio che si legano perfettamente con la vaniglia data dal legno. Il gusto è possente, morbido e vellutato.
Grazie al suo ricchissimo corredo di polifenoli, questo vino ha una longevità straordinaria. Comunque prima di essere consumato, il Montefalco Sagrantino necessita di un lungo periodo di affinamento, cioè 37 mesi a partire dal 1° Dicembre, di cui 12 in botte di legno e poi il periodo rimanente (25 mesi) in bottiglia.

Il Montefalco Sagrantino Passito DOCG conserva le stesse caratteristiche del Montefalco Sagrantino ma il suo sapore è dolce. I grappoli vengono scelti accuratamente e messi a passire su graticci per almeno 2 mesi. Poi trascorso questo tempo le uve si sono ridotte notevolmente di peso, perdendo gran parte dell’acqua e concentrando così la parte zuccherina e quella degli aromi. Quindi si vinifica fermendando il mosto con le bucce. Si ottiene così un vino passito molto particolare, perchè anche se dolce, al gusto rimane asciutto grazie al suo enorme contenuto tannico. Anche per il passito il periodo di affinamento è di 37 mesi a partire dal 1° Dicembre dell’anno di vendemmia.
Caratteristiche pedo-climatiche del territorio
La zona di produzione delle uve atte alla produzione del Montefalco Sagrantino comprende i terreni vocati alla qualità dell’intero territorio del comune di Montefalco e parte del territorio dei comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Casterl Ritaldi e Giano dell’Umbria, tutti ubicati in provincia di Perugia.

La zona geografica è situata al centro dell’Umbria, in un areale produttivo molto picco con terreni che digradano dai 220 ai 472 metri s.l.m. La pendenza degli appezzamenti vitati e l’esposizione generale è variabile, tanto da creare un’ampia variabilità di microclimi e condizioni di coltivazione. L’area di Montefalco è caratterizzata dal punto di vista pedologico da 4 sottozone riconducibili a: conglomerati fluvio-lacustri, argille e sabbie lacustri, alluvioni e marne.

Il clima di Montefalco e delle colline circostanti è di tipo continentale. In base alla media trentennale la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta intorno ai 4°C e quella del mese più caldo, luglio, intorno ai 25°C. Le precipitazioni medie annue si aggirano ai 700 mm, mediamente distribuite in 89 giorni, con un minimo relativo in estate ed un picco in autunno. La neve fa la sua apparizione circa sette volte l’anno in città, e a volte gli accumuli sono anche abbastanza consistenti. In media ci sono 40 giorni di gelo all’anno.

Il vitigno Sagrantino
A rendere questo vino unico non è solo la composizione, ma anche al zona in cui le uve nascono e raggiungono la maturità, lentamente, anche in condizioni metereologiche avverse. Forse, proprio le difese che il Sagrantino come vitigno ha sviluppato per mantenere l’uva intatta nelle condizioni climatiche che si instaurano all’inizio dell’autunno, sono responsabili dei caratteri del vino. La buccia spessa e ricca di tannini, rappresenta una barriera agli attacchi delle muffe e di altri parassiti. Solo a completa maturità i tannini, che rappresentano la struttura intorno a cui si evolve il vino, completano le trasformazioni che porteranno alla diminuzione dell’astringenza propria della loro natura. Occorre l’opera dell’uomo per renderli più scorrevoli in bocca e quest’opera, complessa, richiede impegno ed esperienza.

Storia della DOCG
A Montefalco erano numerosissime le case sui cui muri rampicavano i tralci di Sagrantino (piérgole), un abbellimento che rendeva gustoso l’appuntamento con eventi familiari di particolare importanza e che consacrava la tavola in occasione del Natale e della Pasqua. All’ interno delle cinta murarie, negli antichi Monasteri di Santa Chiara e di San Leonardo sono
sempre state allevati vecchi vitigni di Sagrantino a ribadire la sacralità di un vino già sacro nel nome oltre che nel sapore.
Già Plinio il Vecchio parla di un’uva detta “Itriola” che dà un vino particolarmente pregiato nel territorio di Montefalco.
Sembra che tale uva non sia identificabile con l’attuale Sagrantino che più probabilmente è stato portato attorno al XIV – XV secolo a Montefalco dai frati francescani di ritorno dai loro viaggi di predicazione in Asia Minore. Ma sono i documenti d’ archivio ritrovati che gettano una prima, significativa luce sulla coltivazione di tale vitigno e sull’impiego delle uve di Sagrantino. Il più antico documento pervenutoci in cui si comincia a trattare di vigne è dell’anno 1088, ma la menzione per ora più antica sulla coltivazione dell’uva “sagrantina” a Montefalco risale al 1549 ed è documentata da un ordine di mosto di Sagrantino da parte dell’ebreo Guglielmo, mercante di Trevi e di sua moglie Stella.
Il Prof. Gabriele Metelli oltre alla citata menzione, scrive: ”Per quanto concerne il sagrantino, un contratto di lavoreccio del 30 aprile 1575 fa riferimento a quattro vitigni coltivati nel folignate e precisamente in località San Vittore […] salvis et reservatis pro dictis locatoribus in totum quattuor pergulis sagrantini existentibus in dictis petiis terrarum…“. Due anni prima il Prof. Francesco Guarino pubblicò nella citata rivista, di cui è Direttore, un’altra significativa testimonianza rinvenuta in un libro di ricordi di famiglia del giurista assisano Bartolomeo Nuti, che nell’agosto 1598 scrive: ”Un altro modo di fare il vino rosso è in Foligno. Se metta in una botte, o carrato sagrantino, o, uva negra sgranata quanto pare un poco acciaccata et se riempia de mosto ciò che sia et se lassi così.”. I documenti acquisiti inducono, almeno per ora, a fare due considerazioni, la prima in ordine al nome Sagrantino già consolidato nel 1500; la seconda in riferimento all’uso delle uve di Sagrantino destinate alla governa dei vini rossi per conferire loro più aroma, più colore e più sapore.

Sappiamo che i ceti nobili del 1500 amavano imbandire le mense di vini pregiati in occasione del ricevimento di personaggi illustri. Tra i vini pregiati figurava anche il vino rosso di Montefalco, come risulta da una raccolta di rendiconti (1541-1654) sulle spese sostenute dal Comune di Foligno per accogliere degnamente gli ospiti di particolare riguardo.
A comprendere come sia nato il nome Sagrantino può aiutarci la radice latina sacer e, forse, la sua prima destinazione. Vino sacro perché vino della festa religiosa, dei momenti da ricordare nello scorrere della vita domestica, e tradizionalmente da intendersi sempre nella forma passita. E’ solo in un’ esauriente relazione generale della mostra Regionale di Vini ed Olii tenutasi a Montefalco tra il 9 13 ed il 20 Settembre 1925 che viene citata per la prima volta la versione del “Sagrantino Asciutto”, ovverossia vinificato a secco, presentato a concorso dal Senatore Rolandi Ricci, allora proprietario della storica Cantina Scacciadiavoli. Si tratta dell’ antesignano del vino oggi più conosciuto, studiato
e lanciato in commercializzazione solo a partire dai primi anni del 1970.
Il riconoscimento della DOC è arrivato nel 1979 (D.P.R. 30 Ottobre 1979) e da ultimo grazie alla sua reputazione nazionale ed internazionale è stato riconosciuto con la massima qualificazione della DOCG (Decreto Ministeriale 5 novembre 1992). A seguito di tale provvedimento si è reso necessario rivedere il disciplinare del 1979 con un aggiornamento approvato con DM 31 Luglio 1993, concernente la sostituzione del disciplinare di produzione della denominazione di origine controllata dei vini “Montefalco”
DOCG

1992
Cantine
- Adanti
- Antonelli San Marco
- Arnaldo Caprai
- Briziarielli
- Cesarini Sartori
- Colle Ciocco
- Dionigi
- Fratelli Pardi
- Fongoli
- Goretti
- Il Torrione
- Le Cimate
- Lungarotti
- Moretti Omero
- Napolini
- Perticaia
- Pennacchi – Terre di Capitani
- Cantine Rialto
- Romanelli
- Scacciadiavoli
- Tabarrini
- Tenuta Bellafonte
- Tenuta Alzatura
- Tenute Lunelli (Tenuta Castelbuono)
- Terre de La Custodia
- Terre de’ Trinci
- Tocchi – Poggio Turri
- Villa Mongalli
Vini
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