Orvieto DOC
Vitigni: Grechetto, Trebbiano Toscano
La denominazione Orvieto DOC è riservata ai vini bianchi delle tipologie:
- Orvieto DOC
- Orvieto Superiore DOC
- Orvieto Vendemmia Tardiva DOC
- Orvieto Muffa Nobile DOC
- Orvieto Classico DOC
- Orvieto Classico Superiore DOC
- Orvieto Classico Vendemmia Tardiva DOC
- Orvieto Classico Muffa Nobile DOC
Le uve destinate alla produzione di vini Orvieto vengono prodotte in un gruppo di comuni distribuiti tra le province di Viterbo e Terni.

Tipologie di Vino
Orvieto DOC: Trebbiano Toscano (Procanico) e Grechetto minimo 60%. Possono concorrere altri vitigni a bacca bianca idonei la Regione Umbria e per la Provincia di Viterbo fino a massimo 40.
Tra alcune tipologie vi è indicata la sottozona Orvieto Classico è quella rappresentata dalla zona intorno alla Rupe ed il suo circondario (la parte centrale della DOC). La tipologia Muffa Nobile, invece caratterizza dei vini muffati ottenuti mediante la botrytis cinerea.

Caratteristiche pedo-climatiche del territorio
La zona geografica è situata nell’ambiente collinare a sud ovest dell’Umbria fino all’Alto Lazio che segue un tratto del fiume Tevere e caratterizzato in particolari da rupi tufacee affacciate sulla vallata scavata dal fiume.

La zona di produzione è quindi abbastanza estesa (circa 40 km) e copre il territorio di due regioni: Umbria a Nord e Lazio a Sud.
I terreni di produzione si trovano su un territorio fortemente vulcanico anche varie zone si differenziano notevolmente all’interno della DOC. Infatti l’attività vulcanica che ha caratterizzato l’impronta del territorio attuale è stata successiva all’epoca pliocenica, in cui il territorio era ricoperto dal mare. Durante questo periodo si sono formati strati di sedimenti di origine marina, di diversa natura, poi ricoperti da strati vulcanici provenienti dalle eruzioni dei vicini vulcani. L’erosione più recente ha poi scavato in alcune aree lo strato vulcanico, lasciando riaffiorare gli strati sedimentari precedenti. Si hanno così diverse composizioni di terreno a seconda delle diverse aree.
A Nord di Orvieto si hanno i fenomeni di calanche con presenza di terreni argillosi e calcarei insieme alla componente vulcanica. A Sud di Orvieto invece i terreni hanno una grande componente sabbiosa, con in alcune parti anche la presenza di fossili marini (lago di Corbara). Nell’ambito della DOC, il terreno strettamente vulcanico lo possiamo trovare nella zona laziale, quel tratto che dal Tevere si allunga verso il lago di Bolsena ed i monti Cimini.
Storia del vino Orvieto DOC
La coltivazione della vite in quest’area pare risalire al X sec a.C., quando gli Etruschi conquistarono la scoscesa rupe e fondarono l’antica Velzna (Orvieto). Si ritiene, infatti, che proprio questa civiltà abbia intuito che la particolare costituzione del masso tufaceo era favorevole alla lavorazione ed alla conservazione del vino, dando vita ad un primordiale sistema di vinificazione chiamato a tre piani.

Nelle cantine l’uva si pigiava a livello del suolo ed il mosto, attraverso apposite tubature di coccio, colava nei locali sottostanti in cui fermentava. Dopo la svinatura, il vino si trasferiva ad un livello ancora più profondo, adatto per la maturazione ed il lungo affinamento. Questo sistema di gallerie sovrapposte, garantiva ambienti bui e freschi grazie alla ventiliazione proveniente da aperture sui costoni della rupe.
Questi ambienti ricavati nel tufo e la particolare lavorazione a tre piani garantiva sicuramente la qualità di un vino amabile, frizzante e molto piacevole, soprattutto se confrontato con altri vini d’epoca. E’ infatti grazie a questo sistema che il vino di Orvieto è divenuto così celebre in epoche remote.

Nel 264 a.C la città di Orvieto fu completamente rasa al suolo dai romani (ultima città etrusca da essi conquistata) e fu proibito a tutti risalire sull’acrocoro di tufo che tante battaglie era costato a Roma. Fu ribattezzata dai romani come Vol-Tinii (la città dei seguaci del Dio Voltumnus sconfitto) che evolse poi a Volsinii. Passarono centinaia di anni prima che, sulla rupe, la civiltà romana permise di creare un nuovo insediamento abitato. Infatti solo successivamente fu identificata come Urbs-Vetus (città vecchia). Da questo nome poi derivò Obiveto, Orbeto ed infine l’attuale Orvieto.
E’ così che, tra il V ed il VI secolo d.C, gli abitanti di Volsinii novi (Bolsena) ritornarono ad abitare nel loro vecchio insediamento dal quale erano stati cacciati in età romana. La presenza dell’alta rupe fu una garanzia sufficiente a difendere la città e far nascere tutto quell’insieme di borghi e castelli che tutt’ora delineano la mappa del territorio e che hanno costituito il nucleo originario degli attuali centri dell’Orvietano, corrispondente pressoché all’area dell’Orvieto DOC.

Il vino Orvieto e la Muffa Nobile
La prima tangibile presenza del vino Muffa Nobile l’abbiamo grazie alle testimonianze lasciataci dal professore Giorgio Garavini nel 1931 descrivendo il vino come “color giallo oro pallido, limpido, con profumo aggraziato molto rassomigliante a quello di uva fresca, con abbondanza di eteri, sapore soavemente dolce, con retrogusto leggermente amarognolo come di mandorla, frizzante per l’anidride carbonica prodotta da lenta fermentazione“.
Lo sfruttamento della botrytis cinerea (responsabile della muffa nobile) è in gran parte dovuto al territorio orvietano e alla sua particolare conformazione. Infatti la botrytis cinerea, come tutti i funghi, si sviluppa sui grappoli in particolari condizioni climatiche: alta umidità e scarsa ventilazione. Nella zona dell’Orvietano, in particolar modo lungo la valle del Tevere, l’autunno è caratterizzato dalla presenza della nebbia nelle prime ore della giornata e nelle ultime ore della serata. Durante la giornata, grazie alla presenza di vento caldo, la nebbia viene dissolta ed il clima diventa caldo e secco. Quest’alternanza costante favorisce da una parte la proliferazione del fungo, ma anche in maniera limitata e controllata, permettendo al grappolo di “passire” concentrando all’interno quegli aromi che rendono inconfondibile i vini muffati.
Il disciplinare del 2011 prevede la produzione dell’Orvieto Muffa Nobile DOC che prevede l’utilizzo dello stesso uvaggio delle altre tipologie previste nel disciplinare, ossia Trebbiano Toscano, qui chiamato Procanico, e Grechetto, e che vadano insieme a coprire almeno il 60% del totale. Per il restante si possono utilizzare altri vitigni a bacca bianca previsti dal disciplinare.

Sistemi di allevamento
Molto prima dei filari, la vite era coltivata in alberata, pratica diffusasi in tutta l’Etruria, che consisteva nel coltivare il vitigno maritato a degli alberi vivi di sostegno come olmi, olivi e querce. Intorno alla metà del XVII sec. fu inserita la palizzata come sostegno delle viti, piantate, a partire da allora intensivamente a filari.
DOC

1971
Estensione: 2100 ettari
Cantine
- Barberani
- Custodi
- Palazzone
Vini
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