Pinerolese DOC
Vitigni: vari
La denominazione Pinerolese DOC include diverse tipologie di vino come:
- Pinerolese Rosso DOC
- Pinerolese Rosato DOC
e tipologie monovitigno come
- Pinerolese Barbera DOC
- Pinerolese Bonarda DOC
- Pinerolese Freisa DOC
- Pinerolese Dolcetto DOC
- Pinerolese Doux d’Henry DOC,
e in particolare la sottozona Ramìe indicata in menzione. Questi vini sono ottenuti da uve prodotte esclusivamente in alcuni comuni tra la provincia di Cuneo e di Torino.

Tipologie di Vino
Pinerolese Rosso DOC e Pinerolese Rosato DOC: Barbera, Bonarda, Nebbiolo, Chatus da soli o congiuntamente min 50%. Possono concorrere altri vitigni a bacca nera non aromatici ed idonei alla coltivazione fino ad un max 50%.
Pinerolese Ramie DOC: Avanà Avarengo, Chatus, Becuet, congiuntamente min 60%. Possono concorrere altri vitigni a bacca nera fino ad un max 40%.
Tipologie monovitigno: Vitigno di riferimento min 85%. Possono
concorrere i vitigni a bacca di colore analogo idonei alla coltivazione fino ad un max 15%.
Storia della DOC
La zona del Pinerolese, dal nome del comune principale, Pinerolo in provincia di Torino, ai piedi delle Alpi Cozie e allo sbocco in pianura della Val Chisone, è una terra che risente fortemente delle condizioni climatiche dettate dalla vicinanza con le montagne. Già nel 1200, secondo le testimonianze dell’epoca, la zona era ricca di vigneti quali il nebbiolo ed il pregiato doux d’Henry così chiamato in onore di Enrico IV. Tra i vitigni più diffusi erano, ed in parte sono tuttora il Plassa, l’Avarengo, il Doux d’Henry e l’Avanà. I vigneti se posizionati nelle zone di forte pendenza sono spesso terrazzati. La forma di allevamento più utilizzata il guyot.

Già nel 1800 il “Doux d’Henry”nero veniva considerato un ottimo vitigno per la vinificazione ma per questo scopo è stato utilizzato poco in purezza, preferendosi la miscelazione con altre varietà della zona o, addirittura la sua commercializzazione come uva da tavola in virtù dei grappoli piuttosto lassi che nelle buone annate raggiungono dimensioni rilevanti con acini grandi caratterizzati da una buona serbevolezza. Risulta difficile dare una spiegazione per un nome tanto originale; lo si vorrebbe far risalire al nome del Re di Francia Enrico IV che, come riportano testi storici, durante una permanenza sul territorio pedemontano all’inizio del 1600 per la firma di un trattato con Carlo Emanuele I di savoia, ebbe occasione di degustare un vino amabile che lo entusiasmò: da questo episodio deriverebbe il nome di “dolce d’Enrico”. In questi ultimi anni lo si vinifica in purezza ottenendo così un vino dal colore rosato intenso e dal profumo fresco, fruttato e dal sapore piacevole, rotondo.
DOC

1996