Roma DOC
Vitigni: vari
La denominazione Roma DOC descrive diverse tipologie di vino come:
- Roma Bianco DOC
- Roma Rosso DOC
- Roma Rosso Riserva DOC
- Roma Rosato DOC
- Roma Spumante Romanella DOC
anche nella versione Classico, e tipologie monovitigno come:
- Roma Bellone DOC,
- Roma Malvasia Puntinata DOC.
Questi vini sono prodotti in molti comuni della provincia di Roma.

Tipologie di Vino
Roma DOC Bianco e Roma DOC Romanella Spumante: Malvasia del Lazio min 50%. Bellone, Bombino, Greco b., Trebbiano giallo, Trebbiano verde da soli o congiuntamente per almeno il 35%. Possono concorrere altri vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione per la Regione Lazio sino a un massimo del 15%.
Roma DOC Rosato: Montepulciano min 50%. Cesanese comune, Cesanese di Affile, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Sirah da soli o congiuntamente per almeno il 35%. Possono concorrere altri vitigni a bacca rossa idonei alla coltivazione per la Regione Lazio sino a un massimo del 15%.
Roma DOC Rosso: Montepulciano min 50%. Cesanese comune, Cesanese di Affile, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Sirah da soli o congiuntamente per almeno il 35%. Possono concorrere altri vitigni a bacca rossa idonei alla coltivazione per la Regione Lazio sino a un massimo del 15%.
Roma DOC Malvasia puntinata: Malvasia puntinata min 85%. Possono concorrere altri vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione per la Regione Lazio sino a un massimo del 15%.
Roma DOC Bellone: Bellone min 85%. Possono concorrere altri vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione per la Regione Lazio sino a un massimo del 15%.
Roma DOC Rosso Riserva deve essere sottoposto ad un periodo di invecchiamento non inferiore a 24 mesi dalla vendemmia
La specifica Classico comprende esclusivamente la parte del territorio del comune di Roma ad esclusione dell’area interna al GRA e di quella compresa tra il tratto del GRA che in prossimità dell’incrocio con la via del Mare interseca il fiume Tevere e prosegue lungo il tracciato dello stesso fino alla diramazione del “canale di porto” raggiungendo la costa tirrenica. Da questo punto si segue la costa in direzione sud raggiungendo il confine amministrativo del comune di Pomezia; si segue tale confine fino ad incrociare la via Laurentina; da questo incrocio si prosegue in direzione nord fino ad incrociare il GRA.
Le basse rese sono state fissate dal disciplinare a 84 hl/ha per i bianchi e 70 hl/ha per i rossi e rosati.
Caratteristiche pedo-climatiche del territorio
L’area di produzione comprende le aree pianeggianti della valle del Tevere e dell’Aniene, che le manifestazioni vulcaniche del complesso Sabatino e del Vulcano laziale. Nelle prime il terreno è composto di sedimenti marini del Pliocene e del Pleistocene inferiore, ed è costituito da un substrato di sedimenti alluvionali e marini, quali travertini, sabbie, ghiaie, limi a volte ricoperti da depositi alluvionali recenti. Nelle seconde, si hanno terreni generati da fenomeni esplosivi, con terreni formati da vari tipi di tufo a cui si sono sovrapposti ceneri e lapilli depositati in strati di notevole spessore e cementati in maniera diversa. Si possono distinguere tra pozzolane, che non sono altro che ceneri vulcaniche prive di cementazione, e si trovano nelle zone più lontane dalle bocche vulcaniche e tufi litoidi, più o meno duri, derivati dalla cementazione delle ceneri e lapilli.

L’altitudine dei terreni coltivati a vite è compresa tra i 0 ed i 600 metri sul livello del mare, con esposizione verso ovest, sudovest e sud. Il clima dell’area è di tipo temperato-mediterraneo ed è caratterizzato da precipitazioni annue comprese tra 810-1233 mm, più copiose nelle zone più acclivi, con aridità estiva nei mesi di luglio e agosto. La temperatura media annua è compresa tra i 12.8 ed i 15.6°C.
Storia della DOC
I Romani fin dall’epoca dei re appresero dagli Etruschi le tecniche vitivinicole: nel II secolo a.C. la vitivinicoltura raggiunse livelli molto elevati ed il vino era consumato anche in locali pubblici di vendita (thermopolia). Molto rilevante era l’esportazione, tanto che il porto di Ostia divenne un vero emporio vinario.

Con la crisi dell’Impero Romano (III-IV sec. d.C) causata da lotte interne, dalle invasioni barbariche e dai disordini politici seguiti dall’insicurezza pubblica, iniziò il declino della viticoltura: molti agricoltori, erano poi costretti ad estirpare le viti per non subire le forti tasse a cui erano soggetti, tanto che nel IV secolo l’imperatore Teodosio, per frenare questo fenomeno, decisa la pena di morte per chi “sacrilega falce” tagliava le viti.
La viticoltura riprese grazie agli ordini religiosi che a Roma non mancarono di certo. Nei territori soggetti allo Stato Pontificio la viticoltura fu una delle coltivazioni primarie, proprio per il gran ruolo che ricopriva il vino, sia come elemento liturgico che come parte essenziale della loro mensa, ma anche per il suo valore commerciale.

Tanto importante fu il vino nella mentalità dell’epoca che uno degli statuti della città di Roma dichiarava che un forestiero non avrebbe potuto usufruire del diritto di cittadinanza se non possedeva una casa dentro Roma ed una vigna nel raggio di tre miglia dalla città.

Al 1962 risale la fondazione di un’Accademia dei Vignaioli e la stesura di una pianta dell’agro romano voluta da papa Alessandro VII dalla quale risulta che l’estensione delle vigne che circondavano Roma era di circa 4839 rubbi (8945 ettari). I Papi proteggono con appositi editti la vite, si registra così un prosperare di osterie e locande dettato dalla presenza del Papa e dall’affluenza di pellegrini.

L’importanza del commercio del vino è dimostrata anche dall’esistenza di ben sette corporazioni. Una di queste, chiamata Università dei Tavernieri, che risaliva al 1481 si divideva in Tavernieri (che fornivano alloggio) e Bettolieri (che vendevano vino al minuto). A Pio IX si deve l’aver fatto nascere nel 1854 l’Università dei mercanti di vino, riunendo così in un unico organismo le troppe associazioni esistenti. Stemma di questo Collegium Vinariorum Urbis era un sole che dava luce ad una vite con la scritta “vinea nostra floruit”, stemma che si conserva ancora oggi nel cortile della chiesa di Santa Maria in Trivio.
DOC

2011
Estensione: 330000 ettari
Cantine
- Castello di Torre in Pietra
- Principe dei Pallavicini
Vini
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Una risposta
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