Rossese di Dolceacqua DOC
Vitigno: Rossese
La denominazione Rossese di Dolceacqua DOC o Dolceacqua DOC descrive due tipologie di vino:
- Rossese di Dolceacqua DOC
- Rossese di Dolceacqua Superiore DOC
L’area di produzione comprende il comune di Dolceacqua, da cui prende il nome, ed una serie di comuni limitrofi tutti appartenenti alla provincia di Imperia.

Tipologie di Vino
Rossese di Dolceacqua DOC: Rossese min 95%. Possono concorrere altri vitigni a bacca nera, non aromatici ed idonei alla coltivazione, fino ad un max 5%.
Caratteristiche pedo-climatiche del territorio
Nell’ultimo tratto di territorio della regione ligure, al confine con la Francia, si estende il territorio del Rossese di Dolceacqua DOC. L’altitudine dei terreni coltivati a vite è compresa tra 200 e 500 metri s.l.m., con pendenze comprese tra il 35% ed il 50%. L’esposizione prevalente è quella orientata verso sud e la fascia di viticoltura comprende il territorio che parte dal mare fino ai 23 Km nell’entroterra.

La temperatura media dell’area interessata è di circa 13°C ed il massimo della piovosità si verifica nel mese di dicembre con una media di circa 115 mm, mentre il minimo si ha nel mese di luglio con 17 mm medi.
La maggior parte delle migliori produzioni di questa denominazione si hanno in due particolari zone: la Val Nervia e la Val Verbone. La Val Nervia è una valle abbastanza larga, dove è situato il piccolo borgo medievale di Dolceacqua, che dà il nome alla denominazione. La Val Verbone è invece più stretta come valle, ma essendo più prossima al mare ne gode maggiormente degli effetti benefici.
Storia della DOC
Nella seconda metà del XIII secolo, i vigneti, consociati sovente ai ficheti, secondo il sistema dell’aggrego, costituiscono ormai l’elemento predominante del paesaggio agrario nelle valli intermelie tracciate dai corsi d’acqua Roia, Nervia e Verbone. Documentazione commerciale tra il centro di Ventimiglia e il porto di Geova, risalente al 1258-59, cita quantità notevoli di vino rosso Vermiglio certamente il primitivo modello dell’attuale Rossese, di cui si farà menzione nei secoli seguenti.

A cavallo tra il Medioevo e l’Età moderna, al rosso Vermiglio si affiancano il Rocesio, o Rossese Bianco, e soprattutto il Moscatello o Moscato bianco, che rivaleggia con quello celeberrimo di Taggia. Nei secoli XVII-XVIII l’espansione dell’olivo ridisegna il paesaggio agrario intermelio, tuttavia l’incidenza della vite rimane molto forte nel territorio del Marchesato dei Doria di Dolceacqua, dove si assiste al declino del Moscatello, che cede di fronte al considerevole afflusso di vini d’oltralpe o spagnoli di maggiore qualità, e all’impianto del Rossese a bacca nera.
Nel corso dell’Ottocento, i vigneti si spostano in posizioni d’altura ben esposte al sole, radicandosi nei luoghi che costituiscono le attuali indicazioni geografiche del Dolceacqua DOC.
Nella provincia di Imperia il Rossese costituisce “il vitigno” la cui coltivazione ha storicamente caratterizzato l’evoluzione agraria di questi territori con numerosi riferimenti e testimonianze. Ricerche scientifiche confermano come il Rossese a bacca nera (ma anche quelli a bacca bianca) sia un vero vitigno autoctono, non essendo riscontrato in altre zone di coltivazione italiane ed europee.
Tale peculiarità in relazione al fatto che ben pochi sono i vitigni a bacca rossa affermatisi nelle regioni costiere, rende il vino Rossese una esclusività del territorio imperiese che in Dolceacqua trova il suo epicentro.
La cru Curli
Nell’ambito della produzione del vino Rossese di Dolceacqua DOC, a spiccare vi è la cru Curli, tanto lodata anche da Luigi Veronelli. Questa cru è legata alla figura di Emilio Croesi, farmacista ed ex sindaco di Perinaldo, che per primo ne scoprì il valore. Infatti fu lui ad impiantare un vigneto di Rossese in questa piccola area di terreno non lontana da Perinaldo.
Il vino prodotto in questa cru fu talmente amato e valorizzato da Veronelli che lo fece conoscere addirittura al presidente della repubblica Sandro Pertini. Pare che un altro grande personaggio estimatore di questo vino, fu il pittore Pablo Picasso, che passando per Perinaldo, lo trovò eccellente.
Purtroppo con la morte di Croesi, il vigneto fu abbandonato. Fu solo nel 2012 che una vignaiola locale, Giovanna Maccario, recuperò in parte questo vigneto, ripartendo gradualmente con la produzione del Rossese di Dolceacqua Vigneto Curli.
La cru poggia su di un terreno di natura calcarea, di origine marina, che si estende oggi su 3800 metri quadrati, circa la metà del vigneto originale di Emilio Croesi, ma le viti ancora presenti sono ancora quelle di allora, che con i loro ben 70 anni, producono un vino dalle basse rese, ma dalle qualità organolettiche quantomai uniche.
Infatti qui il Rossese si differenzia producendo vini dalla maggiore intensità cromatica, rispetto al colore rubino tenue, tipica di questo vitigno. Presenta Inoltre una carica aromatica e una struttura superiore.
DOC

1972
Cantine
- Kà Manciné
- Maccario Dringenberg
- Maixei
- Terre Bianche
Vini
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