San Ginesio DOC
Vitigni: vari
La denominazione San Ginesio DOC descrive due tipologie di vino:
- San Ginesio Rosso DOC
- San Ginesio Spumante DOC
ottenuti con blend di uve di diversi vitigni prodotte esclusivamente in una serie di comuni tra cui San Ginesio, tutti appartenenti alla provincia di Macerata.

Tipologie di Vino
San Ginesio Rosso DOC: Sangiovese minimo 50%; Vernaccia Nera, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Ciliegiolo, da soli o congiuntamente min 35%. Possono concorrere altri vitigni a bacca nera non aromatici, idonei alla coltivazione fino ad un max 15%.
San Ginesio Spumante DOC: Vernaccia Nera: minimo 85%, possono concorrere da soli o congiuntamente, fino ad un massimo del 15% tutti gli altri vitigni non aromatici, a bacca nera.
Caratteristiche pedo-climatiche del territorio
La zona geografica di produzione dei vini San Ginesio DOC è un’area collinare non molto estesa, delimitata dalla riva del fiume Chienti e da quella del fiume Fiastra e a ovest dai Monti Sibillini. La distanza dal mare è compresa tra i 25 ed i 50 Km. L’area si colloca nella fascia collinare sub-appenninica. Il clima appartiene al piano fitoclimatico “Alto Collinare” caratterizzato da precipitazioni annue mediamente superiori a 800mm e da temperature medie tra i 12-15°C.
Il mesoclima di questa fascia collinare mostra marcati effetti topoclimatici dovuti alla giacitura, alle pendenze ed all’esposizione dei versanti.

I suoli dell’area di produzione sono il risultato dell’origine calcarea della roccia madre. La genesi dei depositi è Olocenica e l’evoluzione dei suoli risente degli effetti delle attività antropiche più recenti che hanno portato a limitare la presenza del bosco a favore dell’attività agricola. I suoli, che presentano di norma un’alta percentuale di argilla e di carbonato di calcio e di una scarsa permeabilità, sono facilmente erodibili e possono andare incontro a fenomeni di dissesto idrogeologico. Prevalgono le rocce calcarenitico-pelitiche e quelle marnose, ma sono presenti anche substrati conglomeratici ed arenitici.
L’altimetria dell’area è in massima parte compresa tra i 300 m ed i 700 m e le classi di pendenza media variano generalmente tra il 2 % ed il 35%. L’esposizione è equamente distribuita verso tutti i quattro punti cardinali, ad eccezione di ovest e sud-ovest alquanto ridotte.
Storia della DOC
Dopo la caduta dell’impero Romano, che aveva visto il diffondersi della coltivazione della vite, le invasioni barbariche e la presenza dei Longobardi spinsero la popolazione del territorio a spingersi sulle alture destinate a divenire il fulcro di successivi insediamenti. Lo sviluppo dell’area ebbe slancio nel periodo medioevale, come si può ben desumere dalle numerose testimonianze architettoniche tuttora presenti a Colmurano, Loro Piceno e San Ginesio, che iniziò ben presto ad esercitare una forte influenza sugli insediamenti dei territori limitrofi.
A partire dal 900, l’incastellamento dei luoghi collinari, più facilmente difendibili dagli attacchi esterni indusse una trasformazione delle vigne e le alberate, diffuse in epoca romana, che vennero sostituite da piccoli appezzamenti protetti da recinti dove la vite veniva spesso consociata con gli alberi da frutto.
Nell’età dei Comuni, le migliorate condizioni economiche portarono ad aumenti della popolazione e dei fabbisogni alimentari, contribuendo al recupero e al consolidamento del ruolo della viticoltura.
Le più antiche testimonianze della presenza della vite nel territorio interessato sono quelle degli storici ginesini Salvi e Severini che nel 1541, trascrivendo le cronache dell’epoca, riferiscono di donazioni di fondi rustici coltivati a vigneto avvenute nel 1040.
Nei secoli successivi e fino alla metà del 1900, la viticoltura nell’area era caratterizzata dalla coltivazione della vite maritata all’acero campestre disposta in filari, come testimonia l’ampia documentazione storica, consistente in foto panoramiche del XIX secolo. Nella seconda metà del XIX secolo i metodi di coltivazione della vite erano pertanto ancora molto simili a quelli impiegati in epoca romana, ma, dopo l’unità d’Italia ed in seguito alla fillossera, iniziò in tutto il territorio un’intensa attività di studio e valutazione delle migliori varietà di viti da impiegare nei nuovi impianti.
All’inizio del XX secolo ebbe inizio una fase intensa di ricostituzione viticola nelle Marche, che interessò anche l’alto maceratese e che vide il diffondersi del Sangiovese e di altre varietà a bacca nera, come il Vernaccia. Tale rinnovamento e la conseguente specializzazione hanno dato origine ad un nuovo modello di vitivinicoltura e di organizzazione aziendale, non più basato sulla mezzadria e sul mercato locale, ma incentrato su imprese di piccola e media dimensione.
La vernaccia nera, descritta per la prima volta nei Bollettini Ampelografici nella seconda metà del 1800, è da sempre presente nel territorio ed è capace di adattarsi a climi temperati-caldi, con escursioni termiche anche elevate e ai terreni poco fertili. Nel caso della Vernaccia spumante, la presenza di acidità fissa, la buona struttura, l’ottimale contenuto in zucchero, consentono di ottenere un prodotto adatto al consumo famigliare e alla commercializzazione a largo raggio.
DOC

2007