Tavoliere delle Puglie DOC
Vitigni: vari
La denominazione Tavoliere delle Puglie DOC descrive diverse tipologie di vino come:
- Tavoliere delle Puglie Rosso DOC
- Tavoliere delle Puglie Rosato DOC
e tipologie monovitigno come:
- Tavoliere delle Puglie Nero di Troia DOC
- Tavoliere delle Puglie Nero di Troia Riserva DOC
Le uve utilizzate per la produzione di questi vini sono prodotte esclusivamente in molti comuni divisi tra le province di Foggia e Barletta-Andria-Trani.

Tipologie di Vino
Tavoliere delle Puglie DOC Rosso e Tavoliere delle Puglie DOC Rosso Riserva: Nero di Troia per almeno il 65%. Possono concorrere da sole o congiuntamente, max 35%, altre varietà a bacca nera non aromatici, idonei alla coltivazione
Tavoliere delle Puglie DOC Rosato: Nero di Troia per almeno il 65%. Possono concorrere da sole o congiuntamente, max 35%, altre varietà a bacca nera non aromatici, idonei alla coltivazione
Caratteristiche pedo-climatiche del territorio
L’area di produzione corrisponde all’area occupata dagli antichi Dauni, è caratterizzata da un suolo argilloso o argilloso/limoso di colore grigio scuro o nerastro profondi almeno 1 metro e poggianti direttamente su banchi di argilla marnosa o argilla azzurra. Sono pertanto ricchi di limo o argilla in parte rigonfiabili. Possiedono una discreta dotazione dei principali elementi nutritivi ed una elevata capacità idrica a cui fa riscontro una bassa velocità di infiltrazione; trattasi pertanto di terreni con media capacità produttiva. Si alternano anche abbastanza diffusamente terreni sabbio-limosi, sabbio-argillosi e sabbio-silicei. Ma la tipologia più diffusa è quella derivata da calcari mesozoici e poggianti su di essi compatti.

Il clima è spiccatamente mediterraneo e cioè caldo-asciutto con inverni dolci, primavere corte, estati calde e lunghe, autunni miti e piovosi.
Storia della DOC
I primissimi abitanti stabili provengono dalle zone sub-costiere, ricacciati verso l’interno dalle continue invasioni dei popoli balcanici. Gli nsediamenti in questo periodo sono prevalentemente in grotta; l’economia è di tipo agropastorale. Questo sistema senza interruzioni intorno all’VIII secolo a.C. in cui stanziano nel territorio i Dauni e i Peuceti, popolazione di provenienza illirica. Benché la tradizione considerasse l’Ofanto come il naturale confine tra la Daunia e la Peucetia, i centri antichi situati a sud del fiume, tra Canosa e Barletta, rivendicano l’appartenenza alla Daunia. Durante il medioevo la coltura della vite scomparve dalla daunia agricola. Nell’Era Moderna invece, in Capitanata nel 1850 due gloriose famiglie cerignolane i Pavoncelli e La Rochefocauld impiantarono circa 60 ettari a Nero di Troia allevandolo ad alberello basso; nel giro di pochi anni gli Ha coltivati a Nero di Troia, diventarono 2500.
Quello dell’Uva di Troia è uno dei vitigni più antichi e caratteristici della Puglia centro-settentrionale, ma le sue origini sono incerte: sono tante le leggende che militano intorno. Riguardo al suo nome si sono fatte avanti tre ipotesi: la prima ha uno scenario “epico”, in quanto si considera l’Uva di Troia originaria proprio della storica città del’Asia minore di Troia descritta da Omero nei suoi racconti epici. Leggenda vuole che il vitigno sia arrivato in Italia meridionale, e precisamente lungo le coste pugliesi, tramite i colonizzatori greci più di duemila anni fa. Altra ipotesi, meno suggestiva, indica la cittadina albanese Cruja come origine dell’Uva di Troia; mentre più veritiera rimane la tesi che indica il vitigno, originario proprio del territorio limitrofo alla città pugliese di Troia.
Tra tutte, la teoria più affascinante rimane sicuramente quella legata alla leggenda dell’eroe greco Diomede: questi, terminata la guerra di Troia, navigò fino a risalire il fiume Ofanto portando con se tralci di vite della sua terra che piantati, dettero appunto origine all’Uva di Troia.
DOC

2011