Trento DOC
Vitigni: Chardonnay, Pinot bianco, Pinot nero, Pinot meunier
La denominazione Trento DOC include diverse tipologie di vino spumante bianco:
- Trento DOC Metodo Classico
- Trento DOC Metodo Classico Riserva
- Trento DOC Rosé
ottenuti da uve prodotte esclusicamente in provincia di Trento.

Tipologia di Vino
La base ampelografica degli spumanti Trento DOC si basa su quattro vitigni: Chardonnay, Pinot nero, Pinot bianco e Pinot meunier. La vinificazione delle uve avviene prevalentemente in purezza con, eventuale, successivo assemblaggio delle diverse componenti in fase di costituzione della partita.
Il passaggio sui lieviti è una tecnica determinante nel processo di produzione del Metodo Classico, conseguente alla rifermentazione in bottiglia. Il disciplinare del Trento DOC prevede che la durata del passaggio sui lieviti vari a seconda della tipologia di spumante:
- 15 mesi per il Brut
- 24 mesi per i Millesimati
- 36 mesi per le Riserve
Ma data l’importanza e l’efficacia di tale passaggio nell’ottenimento di spumanti Metodo Classico di alta qualità, la maggior parte delle aziende applicano tempi più lunghi, che in alcuni casi si possono protrarre anche per 10 anni.
Caratteristiche pedo-climatiche del territorio
L’area sottoposta alla Trento DOC è prevalentemente montuosa, con il 70% dei territorio situato sopra i 1.000 metri di quota. Sebbene la superficie dei terreni vitati in provincia di Trento sia di 10000 ettari, solo 800 sono quelli destinati alla produzione di spumanti. Questi particolari terreni sono ubicati prevalentemente in declivio e si spingono fino agli 800 m s.l.m. I suoli sono prevalentemente costituiti da detriti calcarei generalmente ad elevata pietrosità che determinano buone condizioni di drenaggio ed aerazione. Questi suoli si trovano generalmente su detriti calcarei nelle parti medio-alte di conoidi di deiezione. Nelle parti più basse dei versanti o nelle conche seguono spesso suoli a pietrosità più bassa; in alcune zone pianeggianti si trovano intercalati terreni da accumulo colluviale e terreni su depositi morenici o su ghiaie fluviali.

Tale situazione pedo-climatica porta a caratterizzare nelle viti uve con un’elevata acidità, accompagnata da una ricca e spiccata complessità aromatica, in gran parte dovuta alle forti escursioni termiche, a cui sono sottoposti i vigneti. La natura del terreno alpino, ricco di detriti calcarei e componenti silicee, arricchisce il vino di sfumature minerali. Tutte queste caratteristiche sono ottime per la produzione di uve a bacca bianca, in particolare per essere utilizzate nel processo di spumantizzazione.

Il clima è caratterizzato da inverni relativamente freddi ed abbastanza nevosi ed estati calde, spesso afose di giorno. Un clima più mite, di tipo sub mediterraneo è presente nell’area dell’Alto Garda e della bassa Valle del Sarca per l’effetto mitigatore prodotto dal Lago di Garda. Una parte del territorio trentino beneficia inoltre dell’effetto mitigatore dell’Òra: una brezza di valle che ogni giorno dell’anno spira, dal Lago di Garda, da mezzogiorno al tramonto. Nelle aree interessate alla coltivazione della vite le temperature medie annuali oscillano fra 11 e 13°. Le precipitazioni variano, anche sensibilmente, in relazione alla fascia altimetrica. Nell’area sub mediterranea le precipitazioni sono in media di 900-1.000 mm a seconda delle zone.
I vitigni della Trento DOC
In questo particolare territorio hanno trovato un buon terreno di coltura alcune particolari varietà di vitigni internazionali, generalmente utilizzate nel processo di spumantizzazione come lo Chardonnay, il Pinot nero ed il Pinot bianco, ed in misura minore il Pinot meunier. Questi particolari vitigni sono stati selezionati per essere assemblati insieme, ognuno dei quali in grado di conferire alcuni peculiari caratteristiche allo spumante. Lo Chardonnay conferisce freschezza e sapidità, il Pinot nero ne tesse la struttura mentre il Pinot bianco ne incrementa la longevità.

Sistema di allevamento
Nel territorio del Trento DOC il sistema di allevamento più utilizzato è la pergola trentina, che permette di sfruttare al meglio le particolari caratteristiche del territorio. Questo sistema catturano al meglio il calore del sole e ne sfruttano al massimo la luminosità. Data la particolare pendenza dei terreni, e le comuni forme di terrazzamento, la pergola trentina permette di facilitare operazioni in vigna come potature e vendemmia anche meccanizzate.
Comunque vengono utilizzate anche altre tecniche di allevamento come il guyot ed il cordone speronato.
Storia della DOC
Le più antiche testimonianze sulla coltivazione della vite nell’area in questione risalgono all’età del Bronzo (1800-1600 a.C.), con dei vinaccioli rinvenuti nell’insediamento palafitticolo di Ledro (TN). In epoca successiva, altra testimonianza storia l’abbiamo con i gli scavi di Cembra (TN) risalenti al periodo reto-etrusco (IV secolo a.C.) in cui si è rinvenuta una fra le più estese iscrizioni in etrusco inneggianti al consumo simposiale del vino. Di epoca romana abbiamo invece una stele funeraria risalente al II-III secolo d.C. dedicata al commerciante di vini trentino P. Tenatius Essimnus e rinvenuta a Passau (Germania). Risalgono invece al periodo medioevale le prime regole vendemmiali: nel XII secolo furono emessi gli Statuti di Trento, norme protezioniste della produzione locale mirate ad ostacolare l’introduzione di vini prodotti nelle zone limitrofe.

Nelle cronache del Concilio di Trento scritte dallo storico Michelangelo Mariani nel 1670 viene riportata una precisa descrizione della produzione vinicola e della sua importanza sull’economia locale che l’autore così sintetizza: “… tutto o quasi il territorio del Trentino (toltone alcune montagne e le valli che non hanno vigne) produce vini stimabili, sì li bianchi come li rossi, con effetto però costante, vino che venendo quasi tutto in pendici, fa credere veramente che: “Baccus amat Colles” e maturando per lo più a riverbero di suolo non men che di Sole, ha qualità di non offendere, chi non l’abusa a forza di quantità … insomma, per quanto veggo, questo è il paese del vino naturalmente, tanto che corre il detto: “grano per tre mesi e vino per tre anni”.
Una svolta decisiva alla viticoltura ed all’enologia trentina è stata impressa, nel 1874, con la costituzione dell’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige. In particolare, per quanto riguarda lo spumante Trento DOC, lo si deve alla figura di Giulio Ferrari, che da giovane uscì da questa scuola pieno di intraprendenza e di interesse per il vino. Non appena diplomato, il giovane Giulio Ferrari, decise di visitare molte città francesi in cui la produzione di spumanti era già nota e diffusa da anni. Ritornato in patria, decise di mettere in pratica tutto ciò che aveva visto ed imparato. Nel 1902 produsse le prime 200 bottiglie di spumante, tipologia di vino che fino ad allora non era mai stata prodotta in quella regione. Pochi anni dopo, le sue innovative produzioni ottennero i primi successi in Italia, quando nel 1906 vinse la Medaglia d’Oro alla Esposizione Internazionale di Milano.
Con la crescita del successo degli spumanti prodotti da Giulio Ferrari, non solo il nome Ferrari divenne il nome di un marchio di successo, ma fu preso come esempio da moltissimi altri viticultori trentini che ne seguirono le orme. La produzione di spumante metodo classico divenne così una pratica comune del luogo e crebbe così tanto che nel 1984 fu necessario creare un marchio collettivo, Trentodoc, allo scopo di tutelare questo nuovo prodotto di qualità.
Il successo crebbe ulteriormente in tutta Italia, tanto che questo spumante metodo classico venne poi riconosciuto nel 1993 con una denominazione completamente dedicata, la Trento DOC. Questa fu la prima denominazione in Italia creata espressamente per uno spumante Metodo Classico.
DOC

1993
Cantine
Vini
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