Verdicchio di Matelica Riserva DOCG
Vitigno: Verdicchio
La zona di produzione del Verdicchio di Matelica Riserva DOCG è limitata ad una serie di comuni nella provincia di Ancona e Macerata. Più precisamente i comuni di Matelica, Esanatoglia, Gagliole, Castelraimondo, Camerino per quanto riguarda la provincia di Ancona e Cerreto D’Esi e Fabriano nella provincia di Ancona.

Tipologia di Vino
Verdicchio di Matelica Riserva DOCG: Verdicchio minimo 85%. Possono concorrere altri vitigni a bacca bianca, idonei alla coltivazione nella regione Marche, da soli o congiuntamente, fino ad un massimo del 15%.
Il vino Verdicchio di Matelica Riserva DOCG è un vino di colore giallo paglierino di odore delicato e caratteristico. Al sapore risulta asciutto, armonico con retrogusto leggermente amarognolo.

Caratteristiche pedo-climatiche del territorio
La zona geografica è decisamente interna e lontana dall’ambiente e dall’influenza marina. Difatti è una Pianura alluvionale interna che include tutti i tratti di fondovalle fluviale e torrentizio, di dimensioni riconosciute cartografabili, all’interno della regione Marche. La quota media è attorno ai 350m s.l.m.

La zone è attraversata dal fiume Esino nella fase iniziale del suo percorso che scorre parallelo verso nord alla zona montuosa appenninica ed alla costa adriatica. La vallata, ove si sviluppa la zona delimitata, è il prodotto dell’effetto erosivo dei molti corsi d’acqua sulla dorsale pedemontana e montana caratterizzata da rocce calcaree.

L’assenza sul clima di qualsiasi influenza marina per la sua posizione fa registrare periodi invernali con freddi intensi e mesi estivi con temperature elevate che però, non pregiudicano la coltivazione della vite. L’area delimitata e pianeggiante è altimetricamente compresa tra 250m s.l-m fino a 700 m s.l.m. con una percentuale di presenza dell’ 80% tra 280 e 480 m s.l.m. Un vigneto è stato rilevato anche a 720 m s.l.m.

Storia della DOCG
La valle ha al centro l’abitato di Matelica, centro industriale e vinicolo. Di origine umbra divenne colonia romana. Popolata dai Piceni, è provato che questi già conoscevano l’uva ed il vino per il ritrovamento nel centro abitato di Matelica di una tomba di un giovane principe dove, fra splendide armi e scettri ed altri oggetti, è stato rinvenuto un bacile emisferico al cui interno stavano 200 vinaccioli di vitis vinifera, più di un grappolo. Fra i vasi ceramici alcuni erano legati alla mensa ed al vino.

Il periodo Romano ha permesso a Plinio, Varrone, Catone ed altri di dissertare sull’uva e sul vino piceno. Da ciò si può affermare che in queste terre, giudicate fertili, non mancavano le vigne.La caduta dell’impero Romano, le invasioni medievali, il disfacimento dell’impero d’oriente, che aveva avuto potere ed influenza lungo la costa adriatica, riducono l’attività agricola al solo sostentamento e le vigne, abbandonate le antiche alberate dell’epoca romana quando le viti venivano “maritate” agli aceri e ad altre piante, ora occupano piccoli appezzamenti a se stanti, protetti. Nasce il vigneto dell’azienda agricola.

Nel periodo medioevale la valle è feudo della signoria dei Da Varano di Camerino, potenti ed illuminati protagonisti della storia dell’area di dominio. Il passaggio dall’Impero allo Stato della Chiesa nel 1578 creò un risveglio dell’attività agricola dovuto ai monaci ed agli insediamenti monastici nel territorio che influirono sulle attività temporali che le popolazioni accettarono. E’ proprio in questo periodo che un contratto notarile, in quel di Matelica, cita la parola Verdicchio.

Da qui la vite riprende un suo ruolo nell’economia aziendale e rurale cessando di essere esclusivo uso del Clero e dei Nobili ed entra nelle abitudini della comunità di persone. E’ nella seconda metà dell’800, con l’arrivo dell’oidio, della peronospora e della fillossera, che la viticoltura subisce la sua fine per riprendere il suo nuovo sviluppo ai primi del ‘900 ove la divulgazione tecnica e l’insegnamento permettono di ricreare la viticoltura moderna con nuove varietà, e purtroppo, con l’abbandono di varietà e cloni del territorio.

Le forme di allevamento della vite hanno subito una evoluzione passando dall’alberata (acero, olmo e conocchia) alla vigna (filari) forti dell’esperienza acquisita che la prima forma rispondeva alla quantità e la seconda alla qualità.
DOCG

2010
Cantine
- Belisario
- Fattoria La Monacesca
Vini
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