Vernaccia di Oristano DOC
Vitigno: Vernaccia di Oristano
La denominazione Vernaccia di Oristano DOC descrive una particolare tipologia di vino, anche con menzione Superiore, Riserva e Liquoroso ottenuto da uve Vernaccia di Oristano, prodotte in alcuni comuni della provincia di Oristano.

Il vino Vernaccia di Oristano DOC si presenta di colore giallo dorato-ambrato, dal profumo delicato e alcolico con sentori di mandorlo. Al sapore risulta fine, caldo con leggero retrogusto di mandorle amare. Le migliori annate di questo vino acquistano un bouquet complesso e singolare, particolarmente intenso, che in sardo è definito con il termine univoco di Murruai. Per un vino Vernaccia che esprime il caratteristico sapore di Murruai significa che quel prodotto ha raggiunto il massimo della sua maturazione e del suo equilibrio gusto-olfattivo. Quel particolare gusto amarognolo ma equilibrato ed armonico, legato agli aromi di fiori di pesco e di mandorlo, accentuati dalla sua alcolicità, costituiscono quell’insieme altrimenti indescrivibile di Murruai. L’etimilogia di questa parola è difficile, si ritiene che derivi dall’antica usanza di profumare le botti e le cantine con la mirra. Tra gli antichi romani era in uso consumare il vino mirrato (vinum murratus). Murratus con il tempo diventà murraus.
L’area interessata dalla denominazione è sub pianeggiante e si estende ai lati del fiume Tirso fino alla sua immissione nel golfo di Oristano. A nord e ad est si trovano lembi collinari di rocce appartenenti al complesso vulcanico sedimentario oligomiocenico sardo e plateau di basaltici pliopelistocenici. Lo smantellamento dei rilievi ad opera degli agenti erosivi e dei corsi d’acqua, primo fra tutti il Tirso, ha colmato la fossa tettonica del campidano settentrionale con potenti coltri detritico alluvionali, spesso terrazzate, che oggi formano la piana dell’oristanese. In prossimità della costa le dinamiche marine ed eoliche hanno creato estesi campi dunari, stagni e lagune in costante mutamento, con sedimenti tipici di questi ambienti.

Il clima di questo territorio è di tipo mediterraneo con estati calde ed asciutte ed inverni freddi e piovosi. I valori medi della temperatura rimangono intorno ai 17°C, con valori elevati (oltre i 35°C) nei periodi estivi.
I totali annuali e stagionali delle precipitazioni presentano inoltre una notevole variabilità, con surplus idrico invernale e prolungati periodi di siccità estiva. Le precipitazioni annuali medie si attestano intorno ai 650mm con minimi riscontrabili nel periodo estivo.
I terreni su cui viene coltivata la vernaccia sono di diversa natura ma solitamente si tratta di inceptisuoli e alfisuoli, talvolta anche ultici o di entisuoli profondi. Quelli alluvionali più vicini al letto del Tirso vengono denominati Bennaxi ed individuano terreni profondi, freschi, a mantice limo-sabbiosa. Quelli di origine più antica, vengono chiamati Gregori a matrice ciottolosa mista ad argilla tenace con importanti problemi di drenaggio.L’ambiente di coltivazione sopra descritto consente alle uve di maturare lentamente e completamente contribuendo in maniera significativa a conferire le particolari caratteristiche organolettiche al vino.
Particolarità di questo vino è l’uso di lieviti responsabili della formazione del flor sul vino durante l’affinamento, un biofilm che si sviluppa sulla superficie del vino controllando così i processi di ossidazione e conferendo particolari caratteristiche organolettiche.
La presenza della viticoltura nell’area delimitata si può far risalire all’epoca nuragica (1200 a.C. circa) a Cabras, sono stati trovati vinaccioli di vitis vinifera. In epoca successiva, quando i romani sbarcarono sull’isola si trovarono davanti ad una vite fino allora sconosciuta e la definirono vernaculum, da qui poi il termine vernaccia.
La coltivazione tradizionale prevede una densità elevata, vicina ai 10000 ceppi per ettaro con rendimenti inferiori ai 50 ettolitri di vino ad ettaro che garantiscono, anche nei suoli fertili del Bennaxi, elevati tenori zuccherini. Per ottenere tale finalità era utilizzata la forma di allevamento ad alberello latino con pochi speroni da 2 gemme o un alberello con potatura a testa di salice, assimilabile alle vitis capitatae descritte da Columella e con capo a frutto di 8-15 gemme e vegetazione sorretta da un tripode di canne.
La vendemmia, effettuata di solito in un periodo a cavallo tra settembre ed ottobre viene eseguita rigorosamente a mano. Dopo una spremitura soffice ed una fermentazione naturale, il vino è trasferito in botti di media capacità, di castagno o di rovere, riempite al 75-80% del loro volume. IN queste condizioni (vasi vinari scolmi e presenza d’ossigeno) sulla superficie del vino si forma un velo costituito da lieviti, chiamato flor.
Questi lieviti si stratificano sulla superficie del vino formando prima delle isole, che poi confluiscono fino a formare un velo continuo che poi gradualmente ispessisce. Questi lieviti utilizzano per il loro metabolismo alcool etilico e acido acetico formando aldeide acetica precursore dei profumi caratteristici di questo vino. La formazione di questo velo è fondamentale per la qualità finale del vino Vernaccia, più veloce sarà la sua formazione, più sarà spesso e compatto, maggiore sarà la qualità del prodotto ottenuto. Quando il velo è completo e le cellule dei lieviti assumono la caratteristica forma esagonale, si realizza la massima protezione dall’aria e l’isolamento delle componenti olfattive e gustative del vino. Raggiunto un determinato spessore, il velo scende in profondità, depositandosi sul fondo della botte, funzionando così da filtro mobile, rendendo il vino limpido e diminuendo l’intensità cromatica. Nonostante questi lieviti utilizzino l’alcool etilico per il loro metabolismo, il grado alcolico aumenta di 0.5-0.8% vol all’anno. Questo arricchimento è dovuto al fatto che la molecola di acqua che è più piccola di quella dell’alcool filtra più facilmente dai pori delle doghe sottili delle classiche botti. Le annate più vecchie, anche oltre 10 anni, hanno gradi alcolici che possono superare i 20% vol.
DOC


1971