Vesuvio DOC
Vitigni: Vari
La denominazione Vesuvio DOC raccoglie diverse tipologie di vino:
- Vesuvio Bianco DOC
- Vesuvio Rosato DOC
- Vesuvio Rosso DOC
- Vesuvio Lacrima Chirsti Bianco DOC
- Vesuvio Lacrima Christi Rosato DOC
- Vesuvio Lacrima Christi Rosso DOC
Questi vini vengono prodotti utilizzando esclusivamente uve provenienti da alcuni comuni in provincia di Napoli.

Tipologie di Vino
Vesuvio DOC Bianco: Coda di Volpe min 35%, Verdeca max 45%. Possono concorrere Falanghina e Greco, fino ad un massimo 20%.
Vesuvio DOC Lacryma Christi Bianco (anche versione Spumante e liquoroso): Coda di Volpe min 35%, Verdeca max 45%. Possono concorrere Falanghina e Greco, fino ad un massimo 20%.
Vesuvio DOC Rosso: Piedirosso (Palombina) min 50%; Sciascinoso (Olivella) max 30%. Può concorrere Aglianico fino ad un massimo del 20%.
Vesuvio DOC Rosato: Piedirosso (Palombina) min 50%; Sciascinoso (Olivella) max 30%. Può concorrere Aglianico fino ad un massimo del 20%.
Vesuvio DOC Lacrima Christi rosso: Piedirosso (Palombina) min 50%; Sciascinoso (Olivella) max 30%. Può concorrere Aglianico fino ad un massimo del 20%.
Vesuvio DOC Lacrima Christi rosato: Piedirosso (Palombina) min 50%; Sciascinoso (Olivella) max 30%. Può concorrere Aglianico fino ad un massimo del 20%.
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Caratteristiche pedo-climatiche del territorio
La presenza del Vesuvio, cioè di un sistema vulcanico, rappresenta l’ambiente ideale per la coltivazione delle viti. La viticoltura attuale vesuviana comprende l’area che da dalle ultime falde fino a due terzi dell’altezza del Vesuvio. Le viti vesuviane sono coltivate in terreni che hanno una diversa giacitura, ricchi di declivi naturali e ben esposti. Il territorio vitato è ripartito in due zone. Quella comprendente l’Alto Colle Vesuviano oltre i 200m, caratterizzato da terreni tutti più o meno in pendio, e l’altro comprendente il versante sud-orientale, i cui terreni sono fertili, idonei e rivolti verso il mare. Il sistema dei suoli del complesso vulcanico del Somma-Vesuvio comprende suoli con grado di differenziazione iniziale: il processo pedogenetico più evidente è rappresentato da depositi di ricaduta o di flusso, oppure da depositi vulcanici clastici risedimentati localmente ad opera di acque di scorrimento superficiale e del reticolo idrografico minore.

Storia della DOC
La viticoltura vesuviana è una pratica molto antica ed è testimoniato dai molti poeti latini vissuti prima di Cristo, che parlando dei prodotti della Campania Felix, raccontavano le preferenze dei Romani per i vini del Vesuvio. Le antiche tradizioni enologiche dell’intera area vesuviana trovano origine con Aristotele, che sosteneva che i Tessali, antico popolo della Magna Grecia, furono i primi ad impiantare le viti nella zona Vesuviana, quando nel V secolo a.C. si stabilirono in Campania.
I vitigni oggi coltivati in questa area hanno una loro origine storica, cioè sia il Piedirosso che il Coda di Volpe. Il Coda di Volpe venne descritto da Vincenzo Semmola (1848) e da Gasparrini nel 1844, mentre il Piedirosso, chiamato anche Palommina, venne descritto per la prima volta da Plinio nella sua “Naturalis Historia”, ma anche poi da Columella nel 1804 e da Semmola nel 1848.

Il Lacrima Christi del Vesuvio è un vino molto famoso e circondato da numerose leggende. Si narra che un pezzo di Paradiso precipitò nel golfo di Napoli quando Lucifero ne fu scacciato. Cristo addolorato per la perdita di colui che era stato l’angelo più buono, pianse. Là dove caddero le sue lacrime, nacquero delle viti il cui vino si chiamò appunto, Lacryma Christi. Ma non è la sola leggenda, infatti un’altra narra che Cristo, in una delle sue discese sulla Terra, per ringraziare un eremita redento, gli trasformò una imbevibile bevanda in vino eccellentissimo. Vitigni che costituiscono questo vino sono detti “di fuoco”, celebrati da Plinio il Vecchio e accreditati in età moderna tra i vini più prestigiosi d’Italia.

Esempi di apprezzamenti sulle caratteristiche qualitative di questo vino erano già descritte dal bottigliere del papa Farnese Sante Lancerio, che si preoccupava di controllare tutte le bottiglie che i nobili ed i potenti donavano al Pontefice. In particolare per i vini ottenuti dal Vesuvio affermava “sono vini molto fumosi et possenti, et a tutto pasto si potriano bere, ma offendono troppo il celabro, massime alii principii, ma ci sono delii stomachevoli et non fumosi et odoriferi. Il bottigliere usava di continuo beverne ad ingi pasto, per una o per due volte et anchora ne voleva nelli suoi viaggi (note di viaggio oggidi sec. XVI)
DOC

1991
Cantine
- Cantina del Vesuvio
- Villa Dora
Vini
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