Barbera d’Asti 2.0 – La nuova mappa sensoriale
Un anno fa è stato iniziato un inedito studio scientifico che ha visto come soggetto il famosissimo Barbera d’Asti DOCG. Lo scopo di questa ricerca è quello di approfondire le conoscenze riguardo questo vino, in particolare nella realizzazione di una mappa sensoriale di questo vino. Il progetto è stato chiamato Barbera d’Asti 2.0, ed è stato portato avanti dall’Università di Torino-Disafa in collaborazione del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, il tutto sostenuto dalla Regione Piemonte.
Barbera d’Asti 2.0 – La nuova mappa sensoriale
Questo ambizioso progetto ha quindi principalmente lo scopo di realizzare una mappa sensoriale del Barbera d’Asti DOCG. Tale studio si propone quindi di definire tutto il territorio della denominazione (circa 5300 ettari su 167 comuni) in relazione alle caratteristiche organolettiche dei vini Barbera d’Asti in esso prodotti, tenendo anche conto delle differenze geologiche e microclimatiche.
Quindi si stanno definendo in maniera specifica i profili identitari di ciascuna diversa area di produzione tenendo conto dei diversi profili sensoriali di ciascun vino e dalle loro caratteristiche chimico-fisiche. Moltissimi sono i fattori tenuti in conto, dall’età delle viti all’altitudine dei vigneti di produzione, dall’esposizione delle viti alla composizione del suolo.

Barbera vitigno
Lo studio della produzione in due diverse fasi
L’analisi scientifica è stata effettuata in due diverse fasi. La prima fase ha coinvolto i ricercatori nell’osservazione diretta e la raccolta dei dati in vigna, quindi l’acquisizione di dati come l’andamento climatico, la struttura del terreno, l’esposizione del vigneto, e le analisi delle uve. Poi a seguito di esse, sono state effettuate delle micro-vendemmie differenziate nei vari periodi e delle micro-vinificazioni tramite diverse campionature di uve barbera. Questo particolare tipo di studi ha permesso di identificare diverse risposte di produzione a seconda dei tempi e dei metodi utilizzati.
La seconda fase dello studio è stato quello di prendere dei vini Barbera d’Asti DOCG attualmente in commercio, e più precisamente 82 della vendemmia 2016 e 29 della vendemmia 2015, provenienti da 97 aziende diverse.
La parola agli esperti
Al riguardo, ascoltiamo quello che ha spiegato Filippo Mobrici riguardo al progetto Barbera d’Asti 2.0: “I grandi vini del mondo, le più rinomate denominazioni sono caratterizzate da aree vocate, i cosiddetti ‘cru’. Anche la Barbera d’Asti ha intrapreso questa strada e con l’avvio di questa nuova ricerca scientifica, mai realizzata prima d’ora, puntiamo ad arrivare alla caratterizzazione delle aree produttive. Con questo studio intendiamo far emergere le diverse tipicità produttive di un’area molto vasta, con caratteristiche uniche e distintive, punto di forza della Barbera d’Asti. Se si pensa al Barolo, ad esempio, sono proprio le diversità di zona la vera ricchezza. Ci aspettano anni di lavoro e impegno – prosegue – per portare a termine il nostro ambizioso progetto, che ci impegnerà per i prossimi anni e che porterà a qualificare ancora di più la regina dei rossi del Piemonte. Oggi abbiamo presentato i primi dodici mesi di attività scientifica e di studio avviata dal Consorzio, grazie al Dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari dell’Università di Torino e con il contributo fondamentale della Regione”.

Vari partecipanti al progetto – Vincenzo Gerbi (il secondo dalla sinistra), Fabrizio Mobrici (al centro), Giorgio Ferrero (il quarto da sinistra)
Mentre il professore Vincenzo Gerbi dell’Università degli Studi di Torino, responsabile del progetto Barbera d’Asti 2.0 aggiunge al riguardo: “A distanza di 10 anni dal progetto regionale ‘Increase Barbera’ che contribuì alla riqualificazione della Barbera d’Asti docg, con questa nuova ricerca finanziata dalla Regione Piemonte si vogliono raggiungere nuovi obbiettivi concreti ed acquisire conoscenze scientifiche utili per tutto il comparto produttivo della Barbera d’Asti. Il lavoro ha due pilastri fondamentali, con il primo, operando su una campionatura di oltre cento vini commerciali, si vuole determinare come le diverse caratteristiche chimico- fisiche del vino, quali i caratteri cromatici e la composizione polifenolica, influenzino la qualità organolettica del vino. Con la seconda attività – prosegue – si vogliono studiare le relazioni tra le caratteristiche delle uve alla raccolta, provenienti da zone diverse, ed i caratteri dei relativi vini prodotti. A tal fine, si sono analizzate in modo approfondito uve provenienti da areali di produzione diversi della Barbera d’Asti, sottoponendole poi ad una vinificazione controllata presso la nostra cantina sperimentale (Centro Bonafous). Valutando i caratteri dei vini sperimentali e le caratteristiche dei vini in commercio, sarà possibile modellizzare le relazioni uve-vino e proporre ai produttori un modello predittivo che, in base alle caratteristiche delle uve, possa decidere il target commerciale a cui destinare il futuro vino”.
Infine, l’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero, aggiunge al riguardo: “L’impegno anche economico della Regione Piemonte nella ricerca sulla Barbera d’Asti docg è un altro segno concreto della volontà di valorizzare al massimo questo vitigno, che tante soddisfazioni sta portando anche ai produttori. E’ una ricerca impegnativa per l’ampiezza dell’area interessata, 167 comuni dell’Alessandrino e dell’Astigiano, e per la necessaria accuratezza con cui deve essere condotta. Del resto anche la Barbera, come ogni grande vino, ha la sua carta di vocazionalità. Le nostre colline hanno caratteristiche diverse e insieme uniche, sulla base della composizione dei terreni e delle condizioni climatiche e ambientali. Lo stesso vale per gli uomini e le donne che coltivano la Barbera, con le loro storie, tradizioni e vocazioni individuali. Sono convinto che caratterizzare tutto questo aiuterà a sviluppare le azioni più adatte per presentare nel modo migliore le grandi qualità della Barbera, che tanto ha ancora da offrire sui mercati internazionali”.
Alcuni risultati
In generale, dopo un anno di approfonditi studi, il quadro che è emerso è quello di un vino dotato di zuccheri e quindi di alcol elevato, ma non disturbante, questo grazie ad una elevata acidità totale (8.6) nonostante il clima difficile che si è avuto nell’anno 2016.
Mentre i fattori che hanno variato moltissimo tra le diverse microvinificazioni sono stati il numero degli antociani ed il tannino. Ed è grazie proprio a questa varietà di fattori in base ai diversi territori di produzione che si è potuto iniziare a costruire una mappa sensoriale del Barbera d’Asti DOCG. In base a questi due punti si può programmare una particolare tipologia di vino da produrre.
L’obiettivo finale di Barbera d’Asti 2.0
Lo scopo quindi di avere una mappa sensoriale è quella di poter avere uno strumento scientifico, in base al quale sia possibile sapere, ben prima della vendemmia, su quali tipologie di vino si otterranno dalla produzione e quindi su quale fascia di mercato puntare.