Conosciamo insieme il Moscato di Saracena con il Feudo dei Sanseverino
Il territorio di Saracena, in Calabria, è da sempre stato per tradizione una zona altamente vocata al vino, e tra i suoi prodotti vi è il Moscato di Saracena, un vino passito da sempre richiesto e gradito. Basti pensare nel XVI secolo, il Cardinal Sirleto, faceva spedire via nave da Scalea questo vino per giungere alla corte papale a Roma, dove era enormemente apprezzato.
Poi nei secoli a venire anche gli inglesi vennero a conoscenza di questo vino. Nel 1915, Norman Douglas, uno scrittore britannico, riportò nel suo libro Old Calabria la seguente frase: “Molto vicino sorge il prospero paese di Saracena, famoso fin dai secoli passati per il suo Moscato. Lo si ottiene dall’uva portata dai saraceni da Maskat”…
Oggi questo vino Moscato di Saracena fa parte della denominazione Terre di Cosenza DOC Passito sottozona Pollino, e viene prodotto dalla cantina Feudo dei Sanseverino che si trova proprio a Saracena, in provincia di Cosenza.
La Cantina Feudo dei Sanseverino
All’evento di Vinitaly 2018 ho avuto la possibilità di conoscere direttamente questo vino, la sua storia e come viene prodotto direttamente dal produttore: la cantina Feudo dei Sanseverino.
Nello stand ho avuto modo di assaggiare due versioni di questo Moscato di Saracena:
- Mastro Terenzio – il moscato passito di Terre di Cosenza DOC
- il Moscato Passito ‘al governo di Saracena’
Il primo vino segue le linee del disciplinare e rientra nella denominazione, ma il secondo ‘al governo di Saracena’ è la versione storica tradizionale, che segue antichi metodi tramandati da generazioni e che molto probabilmente non si discosta molto da quelli assaggiati alla corte papale, o dallo scrittore inglese Douglas.
Inoltre ho avuto modo di degustare anche il Lacrima Nera, un vino ottenuto dal vitigno omonimo, che in questa regione trova un habitat perfetto ed assume espressioni notevolmente diverse rispetto al marchigiano Lacrima di Morro d’Alba. Anche questo vino rientra nella denominazione Terre di Cosenza DOC.
Lacrima nera – Terre di Cosenza DOC Pollino Rosso Riserva 2011
Questo vino è ottenuto interamente da uve lacrima nera. La fermentazione avviene in acciaio con un successivo passaggio in legno (barriques) per un periodo che va dai 12 ai 16 mesi, con un ulteriore periodo di affinamento in bottiglia.
Vino dal bel colore rosso granato con archetti ben pronunciati ed una colorazione trasparente e vivace. Al naso riporta immediatamente ampi profumi selvatici, con toni fruttati e vegetali ben netti, intensi e piacevoli. Il profumo di ciliege selvatiche (visciole) viene poi seguito da note di sottobosco e speziature che rendono complesso il bouquet di aromi di questo vino. In bocca predomina il sapore asciutto e lievemente caldo di questo vino, che poi viene mitigato gradualmente con una freschezza ed una mineralità ben presente. Buona anche la permanenza in bocca. Un’ottimo vino da gustare a tavola ma anche da solo.
Terre di Cosenza DOC Pollino Moscato Passito – Mastro Terenzio
La produzione di questo moscato è partita nel 2004, utilizzando una serie di vitigni bianchi che nel luogo hanno trovato particolare vocatura: Malvasia, Guarnaccia, Odoraca e Moscato. Questi vitigni vengono coltivati ad una altitudine tra i 350 ed i 550 metri sul livello del mare. Le uve Moscato vengono separate dalle altre e poi sottoposte ad appassimento su graticci in locali appositi, mentre le altre uve prodotte vengono vinificate insieme. La fermentazione è completa (sia malolattica che alcolica) e poi si effettua un affinamento in legno.
Alla vista, questo passito appare di un bel colore ambrato, con una evidente brillantezza e consistenza. Maturo, sia al naso che in bocca riporta quei forti aromi di albicocca secca, con note di frutta esotica gradevoli e mature. Come profumi si evidenziano anche note di miele e di fichi secchi. Al palato la sua morbidezza è molto piacevole e lascia un aroma lungo in bocca.
Moscato Passito al governo di Saracena
Ma il vero top della cantina Feudo dei Sanseverino è il Moscato Passito al Governo di Saracena. Questo vino passito è un’eredità di tradizioni lontane e passate che ancora oggi si può degustare grazie alla dedizione dei proprietari, che hanno saputo preservare questo tesoro e riproporlo a tutti. Infatti questo passito nasce da culture familiari contadine che, generazione dopo generazione, hanno saputo realizzare un vino che fosse la migliore espressione del territorio locale.
La lavorazione del Moscadello (Moscato) ‘al governo di Saracena‘ per produrre vino passito, viene effettuata ancora interamente a mano. I grappoli di Moscato vengono selezionati e raccolti anzitempo, per poi essere lasciati appassire su graticci in appositi locali. Nel frattempo si raccolgono i grappoli di altri vitigni bianchi locali come Malvasia, Guarnaccia e Odoraca, e mediante spremitura soffice si ottiene un mosto fiore che viene sottoposto a bollitura lenta. Questa operazione condensa il mosto arricchendolo e concentrando gli zuccheri all’interno. Poi al mosto condensato, ormai raffreddato, vengono aggiunti i grappoli di Moscadello schiacciati che grazie anche ai lieviti naturali presenti sulle bucce, si fa partire la fermentazione. Terminata la fermentazione, il vino viene posto ad affinare in botti.
A titolo di prova della tradizione, i produttori Feudo dei Sanseverino hanno pubblicato un’antica ricetta ritrovata che descrive dettagliatamente la preparazione del passito ‘al governo di Saracena’.
Da un manoscritto datato 1910 trovato in una cassapanca
“L’uva moscatella va tagliata molto prima della vendemmia e va appesa ad essiccare. Alla vendemmia, poi, si prende 1 quintale di mosto badando che sia soltanto il primo fiore ed avendo cura che si tratti di mosto ricavato da uve pregiate quali lacrima e malvasia. Si mette, quindi, a bollire il mosto, lo si schiuma e lo si fa ridurre di un terzo.
Intanto si prende l’uva moscatella apposita, nella quantità di almeno 15Kg. per quintale di mosto; si staccano gli acini dal graspo, si schiacciano e si mettono nella botte nella quale si versa il mosto, che, nel frattempo si è alquanto raffreddato. Esattamente dopo 24 ore si versa nella stessa botte un secchio di mosto crudo per agevolare la fermentazione.
Nel mese di gennaio il dolcissimo e profumato nettare sarà pronto.”