Il vino nell’antica Roma – il Simposio
Gli antichi Romani erano dei grandi consumatori ed appassionati del vino. Tra tutte le civiltà ed i periodi storici, è solo nel periodo romano che si ha un consumo ed un apprezzamento simile ai tempi odierni della famosa bevanda. Da allora, molto e cambiato, ed con la caduta dell’Impero Romano il vino ha rischiato seriamente di scomparire, ma nonostante i migliaia di anni che ci separano, oggi, come allora, si utilizza ancora un termine per gli eventi in cui il vino è protagonista, il Simposio.

Il Vino ed il Simposio
Differentemente dal Medio Evo, in cui il vino veniva prodotto in modeste quantità ed usato principalmente per scopi rituali, all’epoca dei Romani (come anche per i Greci e per gli Etruschi), il vino era un prodotto molto consumato ed apprezzato. I poveri ne consumavano in quantità come forma di nutrimento, i soldati ne facevano uso per allentare la tensione, ma soprattutto era molto apprezzato dai ricchi e dalle famiglie patrizie dell’epoca, perfino dagli imperatori. Quindi, è solo nel periodo Romano che ritroviamo un concetto di vino molto simile a quello odierno. I vini avevano nomi, spesso per descrivere sia la tipologia che il luogo di provenienza. Se ne valutava la qualità ed il prezzo, ed era destinato a tutte le fasce della popolazione.

In particolare, il Convivio o Simposio, era uno dei momenti più frequenti della mondanità romana: un’occasione per abbandonarsi ai piaceri del cibo e del bere. Questa tradizione, ereditata sia dagli etrusche che dai greci, influenzò e penetrò profondamente nella cultura romana, tanto da divenire uno dei momenti più importanti della vita sociale e tale da dedicare una sala ed un particolare arredamento al suo svolgimento. Gli ospiti erano disposti attorno ad un tavolo centrale, così spazioso da ospitare le spesso numerose portate del banchetto. Tutti bevevano e mangiavano distesi sul triclinio, dei letti ricoperti da tappeti, sollevandosi sul gomito sinistro in modo da restar liberi col braccio destro per prendere le vivande disposte sul tavolo centrale.

Durante tutto il Simposio, i calici degli gli ospiti venivano continuamente riempiti di vino dai servi dell’ospite, generalmente il padrone di casa. Il vino all’epoca veniva diluito con dell’acqua per evitare che al termine della serata ci si ubriacasse troppo. Il concetto di servizio del vino all’epoca potrebbe sconcertare tutti i sommelier odierni. Infatti mai il vino veniva servito come tale, e spesso oltre all’acqua si utilizzavano vari stratagemmi per modificarne (per migliorarne??) il sapore. Si aggiungeva del sale, del gesso o sostanza profumate, come delle particolare resine. Alcuni utilizzavano l’acqua del mare, o addirittura veniva aggiunta della pece o della cenere. Molte di queste aggiunte causavano spesso delle conseguenze, come mal di testa, mal di stomaco e vertigini.

Per i migliori intenditori (sommelier dell’epoca 😉 , il modo migliore di servire il vino era quello di combinarlo del miele (vinum mulsum) che, oltre a donare un sapore gradevolmente dolciastro, ne aumentava la gradazione alcolica se lasciato fermentare. Per quanto riguarda l’allungamento del vino, la dose raccomandata era quella di 2 parti di acqua per ogni parte di vino. Se pensiamo alla bravura dei sommelier odierni, non possiamo immaginare alla difficoltà dei loro corrispettivi romani, dato che all’epoca si usavano più di trecento nomi per indicare i recipienti di vino.