Cesanese
Cesanese

Area di diffusione: Lazio
Il cesanese è un vitigno a bacca nera autoctono del Lazio. Vitigno di antiche origini di cui ancora non si hanno notizie certe. Generalmente viene chiamato cesanese comune in modo da non confonderlo con il cesanese di Affile che è un altro vitigno.
Per quanto riguarda l’origine del nome “cesanese”, l’ipotesi più probabile è quella della derivazione dal termine latino “caesae” usato per indicare i luoghi disboscati spesso assegnati ai militari romani congedati dall’esercito.
Invece, riguardo all’origine del vitigno stesso, si sono fatte varie ipotesi, tra cui quella che provenisse dalle uve alveole, descritte da Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia e tipiche della zona di Ariccia. Ma studi genetici hanno stabilito che il cesanese non presenta alcuna parentela con tutti i vitigni presenti in Italia.

Le più antiche testimonianze scritte che lo descrivono esplicitamente risalgono al 1364 negli Statuti Olibani, degli atti che normalizzavano la condotta delle vigne e della produzione del vino nella zona. Poi lo ritroviamo negli Statuti della Terra del Piglio (1479) in cui venivano stabilite le zone adibite a vigneto, il periodo di vendemmia e altre regole riguardanti il commercio del vino prodotto.
Altra documentazione che riporta questo vitigno è la citazione di Giuseppe Acerbi (1825) che descrive il “Cesanese, atto a produrre un vino generosissimo, con acini sferoidi, azzurri nerastri“. Ed inoltre Giuseppe Di Rovasenda (1877) ne afferma la diffusione nelle campagne romane, utilizzando i termini cesanese nero, e altri sinonimi come bonvino nero, nero ferrigno e sanguinella. Nel 1838 alcuni documenti custoditi nell’abbazia di Subiaco, proprietaria all’epoca di molti vigneti circostanti, riportavano la vendemmia di uve cesanese a Subiaco e a Piglio. Sempre nell’Ottocento, Camillo Mancini nel suo studio Il Lazio viticolo e vinicolo (1888), lo riferisce come “Il vitigno più pregiato, ma non certo il più diffuso, quello che potrebbe dirsi il pinot del Lazio, al quale ha molta somiglianza è il cesanese, che qualche volta viene chiamato cimarese o castrese“, inoltre continua, “di colore più o meno carico, di sapore pieno e rotondo, tendente più all’abboccato che all’amarognolo, di una piuttosto limitata forza alcolica, di una conservabilità infine alquanto problematica. In sostanza, che ha una buona stoffa di vino, ma confezionato male…Questi vini aspettano ancora la mano del sapiente enotecnico“. Infatti sulla cattiva lavorazione del vino, riporta ancora in questo documento la “plaga del Frosinanese”, cioè la pratica ancora diffusa di tenere le viti sugli alberi di pioppo, olmo, gelsi e altri alberi da frutto.
Nei secoli precedenti, il Cesanese era un vino dolce e leggerino, spesso abbinato a crostate o altri dolci di pasta frolla. Solo verso la fine del Novecento, si è abbandonata questa pratica, e finalmente oggi il cesanese viene considerato un bel vino rosso secco, fermo e di buona struttura. Fu infatti nella seconda metà del Novecento che si cominciarono a scoprire le grandi qualità di questo vitigno. Nel 1942 negli annali della Facoltà di Agraria dell’Università di Napoli, si leggeva: “il Cesanese risulta molto apprezzato da tutti i consumatori, specialmente quelli della Capitale, i quali, si dice, dei Castelli conoscono ormai i soli vini bianchi e di Cesanese non apprezzano che quello di Piglio“.

Oggi del cesanese sono ufficialmente riconosciuti due diversi biotipi:
- cesanese comune
- cesanese di Affile
anche se a livello genetico sono molto simili, sono ben distinguibili tra di loro per la dimensione dei grappoli. Il cesanese comune infatti presenta una dimensione dei grappoli maggiore rispetto a quello di Affile.
Il grappolo del cesanese comune è di media grandezza, di forma cilindro-conica, alato e mediamente compatto. L’acino ha dimensioni medie, di forma ovale e presenta una buccia spessa e consistente, molto pruinosa e di un colore nero violaceo.
La raccolta del cesanese avviene generalmente nella prima metà di ottobre. E’ un vitigno che non ama molto le quote elevate, dove presenta difficoltà di maturazione e richiede anche buone esposizioni solari. Inoltre è abbastanza sensibile alle malattie crittogamiche.
Per quanto riguarda la produzione, il cesanese non è certamente un vitigno facile. La qualità produttiva non è costante, ma varia di anno in anno, ed è molto sensibile a fattori come microclima, esposizione, terreno. Questo però ha il vantaggio di ottenere dei vini che esprimono notevolmente il terroir.
Vini ottenuti da uve cesanese
I vini ottenuti da uve cesanese sono caratterizzati da una media colorazione, dato che il processo di vinificazione comporta la perdita di molte antocianidine presenti nella buccia dell’uva. Per compensare, i contadini fanno spesso uso di altre uve in grado di compensare la colorazione come l’ancellotta ed il negroamaro. Il bouquet è invece il punto forte di questo vitigno, che pur essendo neutro, dopo la vinificazione presenta sentori molto interessanti come ciliegia, viola e pepe. Dal punto di vista gustativo, si ha una buona componente tannica che ne arricchisce la struttura. Pecca invece per quanto l’acidità degli acini, che in piena maturazione va perdendosi. Si preferisce quindi vendemmiare il cesanese leggermente anticipato, in modo da conservare una discreta acidità.
Le denominazioni più importanti e rappresentative del Cesanese sono quelle in cui è presente spesso anche in purezza, come la Cesanese del Piglio DOCG ed il Cesanese di Olevano Romano DOC. Per quanto riguarda le altre denominazioni laziali, il cesanese è presente in assemblaggio con altri vitigni a bacca nera.
Lazio
- Cesanese del Piglio DOCG
- Cesanese di Olevano Romano DOC
- Castelli Romani DOC
- Cori DOC
- Roma DOC
- Tarquinia DOC
- Velletri DOC
- Civitella d’Agliano IGT
- Colli Cimini IGT
- Frusinate IGT
- Lazio IGT
Umbria
- Allerona IGT
- Bettona IGT
- Cannara IGT
- Narni IGT
- Spello IGT
- Umbria IGT
Campania
- Campania IGT
- Colli di Salerno IGT
- Paestum IGT
Sentori tipici del cesanese

Ciliegia

Violette

Chiodi di garofano

Tabacco