Falanghina
Falanghina
Area di produzione: Campania

La falanghina è un vitigno a bacca bianca. Anche se ancora oggi facciamo un riferimento con un unico nome, ne esistono effettivamente due varietà diverse: la Falanghina Flegrea e la Falanghina Beneventana. Queste differenze si sono evidenziate grazie ad uno studio del DNA nel 2005.
La falanghina è uno dei vitigni autoctoni campani più antichi. Il suo nome deriva dal latino “falange”, che richiama le aste dei militari che hanno forma simile alle aste usate per sostenere questo tipo di viti. Molti ritengono che sia stata una componente del Falerno, il pregiato vino campano che bevevano gli antichi Romani. Comunque come molti altri vitigni, fu colpita duramente durante l’epidemia di fillossera agli inizi del XX secolo, e anche in seguito molte vigne furono abbandonate a causa del continuo abbandono da parte delle campagne.

Falanghina Flegrea
La Falanghina Flegrea è quella che da sempre è stata considerata la Falanghina storica. Diffusa lungo tutta la zona costiera della Campania, predilige un territorio che non si discosta molto dal mare. Insieme all’Aglianico, rappresenta il vitigno più coltivato e diffuso della Campania.
Questo vitigno ha origini antichissime, ed è molto probabile che fu portato in questo territorio dai coloni greci. Gli antichi Romani poi ne apprezzarono così tanto il vino da esso ottenuto che ne accrebbero la produzione. Infatti, alcuni storici ipotizzano che il famoso Falerno, vino dell’antica Roma di grandissimo successo, fosse ottenuto proprio da questo tipo di vitigno. Ma non vi sono prove in merito a tale ipotesi.
Molto interessante è il fatto che questo vitigno, il cui nome deriva dal latino “Falangae” non abbia subito modifiche sostanziali durante l’arco di duemila anni. Infatti i sinonimi presenti tutt’oggi non sono altro che inflessioni dialettali: Falanchina, Fallenghina, Fallanchina, ecc..
Per quanto riguarda la documentazione storica, ne abbiamo una prima descrizione nel Cinquecento, riportata nell’opera Le Muse Napolitane di Basile, ma anche in molti altri inventari agronomici. In tempi più recenti, troviamo la Falanghina descritta come uva coltivata sulla collina dei Camaldoli a Napoli con Acerbi (1825).
Altro interessante fatto da riportare, è la tesi di Frojo (1871-76) e successivamente ripresa da Bordignon nel 1960, che questo tipo di Falanghina sia riconoscibile in due diverse tipologie (biotipi). La Falanghina Bianca diffusa nella zona del Vesuvio, Ischia, il Casertano ed il circondario di Formia e la Falanghina Bastarda invece diffusa prettamente nella zona dei Campi Flegrei. Tale tesi comunque non è stata ancora confermata da nessuna prova genetica.
La Falanghina Flegrea predilige i terreni vulcanici e tufacei. Il grappolo è di media grandezza, ha forma cilindrica e a volte è munito di un’ala. L’acino è sferoidale, di medie dimensioni e con una colorazione grigio-giallastra. La maturazione è piuttosto tardiva e la vendemmia avviene a cavallo tra i mesi di Settembre ed Ottobre.
Falanghina Beneventana
Come detto in precedenza, la Falanghina Beneventana è stata identificata solo molto recentemente come varietà a sé rispetto a quella presente lungo tutta la fascia costiera campana.
Tale confusione è anche dovuta al quasi totale abbandono di questo vitigno nella zona del Beneventano per oltre un secolo. Ne abbiamo traccia solo nel 1879 nel Bollettino Ampelografico del Carusi, che descrive un Falanchina o Montecalvo coltivato presso Ariano Irpino in provincia di Avellino. Poi dopo un secolo di oblio, la grande riscoperta della Falanghina Beneventana si deve a Leonardo Mustilli intorno alla metà degli anni Settanta. Oggi grazie al suo intervento, questo vitigno a bacca bianca è pressoché diffuso in gran parte del Beneventano e parzialmente nella zona dell’Avellinese. Infatti questo vitigno ben si adatta a questo particolare territorio e al suo clima ben diverso da quello dell’altro Falanghina più desideroso di climi temperati. Grazie quindi a queste sue caratteristiche, la Falanghina Beneventana è diventata uno dei vitigni a bacca bianca protagonisti di molte DOC della zona.

Il grappolo è molto simile a quello della varietà Flegrea, con la sua forma conico-piramidale e con la presenza di un’ala. Anche gli acini sono molto simili. Unica particolare differenza, è la loro forma più ellittica e la colorazione più vicina al verde. Anche i tempi di maturazione non differiscono e ricadono nel periodo a cavallo tra i mesi di Settembre e di Ottobre.
La Falanghina Beneventana è in grado di produrre vini più strutturati rispetto a quello Flegreo. Buona la gradazione alcolica, ed inoltre la sua maggiore acidità lo rende adatto per la produzione di Spumanti e Passiti.
Vini prodotti con la Falanghina
La falanghina produce degli ottimi vini bianchi con caratteristiche di media acidità ed una gradazione alcolica ottimale. Il colore di questi vini non si discosta mai dal giallo paglierino, tranne rare eccezioni più mature che cominciano a presentare riflessi dorati. Tipico aroma di questo vino è la mela annurca.
Campania
- Campi Flegrei DOC
- Capri DOC
- Falanghina del Sannio DOC
- Falerno del Massico DOC
- Galluccio DOC
- Irpinia DOC
- Penisola Sorrentina DOC
- Sannio DOC
- Campania IGT
- Colli di Salerno IGT
- Dugenta IGT
- Paestum IGT
- Pompeiano IGT
- Roccamonfina IGT
- Terre del Volturno IGT
Molise
- Molise DOC
- Osco IGT
- Rotae IGT
Abruzzo
- Terre Tollesi DOC
- Colli Aprutini IGT
- Colli del Sangro IGT
- Colline Frentane IGT
- Colline Pescaresi IGT
- Colline Teatine IGT
- Del Vastese (o Histonium) IGT
- Terre Aquilane IGT
- Terre di Chieti IGT
Puglia
- San Severo DOC
- Daunia IGT
- Murgia IGT
- Puglia IGT
- Salento IGT
- Tarantino IGT
- Valle d’Itria IGT
Lazio
- Civitella d’Agliano IGT
- Colli Cimini IGT
- Frusinate IGT
- Lazio IGT
Sentori tipici della Falanghina

Mela annurca

Mandorle

Glicine